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CREMONA. BOCCE

Bissolati, riecco sul trono Mussini e Ricci

La coppia della Rubierese torna dopo 6 anni a vincere la Notturna: battuti Andreani e Signorini

Giovanni Ratti

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redazione@laprovinciacr.it

14 Luglio 2019 - 14:26

Bissolati, riecco sul trono Mussini e Ricci

CREMONA (14 luglio 2019) - Lascia che dicano che la fedeltà è passata di moda, come i jeans senza buchi. Intanto però Maurizio Mussini e Luca Ricci, che insieme avevano vinto la Notturna della Bissolati nel 2013, insieme l'hanno rivinta sei anni dopo, battendo Cristian Andreani che aveva vinto nel '14 con D'Alterio e stavolta ci riprovava con un altro partner, pur dell'indiscusso lignaggio di Roberto Signorini.
La coppia che non scoppia ha subito fatto intendere di essere qui per riaggiustarsi la corona che ultimamente le stava un po' sbilenca sulla testa, per via di una stagione trascorsa a piluccare premi di consolazione. Uscita dal girone di Soresina con ritrovate sensazioni positive nei polpastrelli, la coppia della Rubierese alla Bissolati ha avuto problemi solo per trovare parcheggio; poi sulle nuove corsie è andata a caccia di selvaggina locale, impallinando Alberto Caccialanza e Massimo Sonzogni del Flora (12-5) e poi Germana Cantarini e Pierantonio Comizzoli con un 12-2 senza salamelecchi.
Parecchio più di lotta e meno di governo la notte di Andreani e Signorini, scaldati dal non liscio girone del Palabosco e poi scampati all'agguato di Raggi-Scaglia (12-8), per poi disarcionare sul filo dei nervi (12-10) Moroni-Legnaro nel quarto di finale più complicato e teso, arrivato sul dieci pari prima che Andreani sfregasse la lampada magica.
Le semifinali non sono state due metà della stessa mela. Mussini e Ricci hanno disposto di Stacchiotti e Castagna (12-4), mentre nell'altro emisfero del tabellone ne succedevano di tutti i colori, fra Andreani-Signorini e Leoni-Rossoni del Caravaggio. Sul segnapunti, il segnalino rosso della coppia bergamasca prendeva il largo come una vela gonfia di vento buono fino a un 11-4 che suonava come una sentenza. Qui Andreani si prendeva in spalla un Signorini un tantino amletico e rimangiava il distacco come un motoscafo su un brigantino preso in ostaggio dalla bonaccia, fino a chiudere 11-12.
Davanti a un pubblico selezionato dal freddo cocker che faceva (per arrivare a 160 occhi puntati sulla corsia numero quattro si sono dovuti comprendere nel conto anche quelli di cronista e fotografo), alle tre e quarantatrè, arbitro Vanni Capelli, incominciava una finale con tutti i quarti di nobiltà al posto giusto, cosa non scontata dato che gli outsider si erano appesi alla cintura scalpi illustri.

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