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Cremo, vivacchia e lascia vivacchiare

Giovanni Ratti

Email:

bfaustinelli@laprovinciadicremona.it

11 Gennaio 2016 - 13:37

Cremo, vivacchia e lascia vivacchiare

Non nego che la sfilata di pattumiere che ci tocca passare in rassegna ogni mattina sui marciapiede sia l’arredamento urbano più rappresentativo dei nostri tempacci. E chiaro in qualche museo d’arte contemporanea si vede anche di peggio. Viene un sospetto, stai a vedere che quello che a noi poveri di spirito sembra un disservizio è invece una sottile denuncia del disagio esistenziale del nostro tempo. Sì insomma, arte concettuale, quella che non vedi più quadri o sculture, roba superata, ma installazioni.
Parola magica, che giustifica tutto, compreso il niente. E insomma chi ci dice che l’ac c um ul o di rifiuti che noi consideriamo il risultato di una raccolta differenziata che non funziona sia invece un messaggio dal profondo significato concettuale? E guarda che mi risulta che l’assessore alla nettezza urbana ideale costi molto meno di Cattelan o Yoko Ono. Insomma un affare.
Ma questo non c’entra. E il ritiro dei numeri di maglia nel calcio? Anatema. Il pallone non è l’enbièi, anche se tende sempre più a scimmiottarla a scopo di lucro.
Adesso c’è il 76 all’ala destra e c’è il terzino numero 47, e pazienza, ma poi esiste la storia, e quella merita rispetto. Perchè se avessero ritirato il dieci di Sivori che cosa avrebbe messo Platini, se avessero messo fuori circolazione il nove di Nordahl cosa sarebbe toccato a Van Basten? La magia del calcio è che se hai qualche generazione di pazienza lo trovi, un altro degno di raccogliere l’impegnativa eredità dei numeri più carichi di carisma.
Ma nemmeno questo c’e ntra. E hai notato che le banche sembrano sempre più quei porti da cui salpavano le navi degli emigranti, che la gente quando fa un deposito saluta i suoi soldi sventolando fazzoletti bianchi come quando si salutavano parenti che con ogni probabilità non si sarebbero più visti? E questo c’e n- tra già un filo di più, perchè ieri è salpata da Cuneo la nuova Cremo. E se ti chiedi come si fa a salpare da Cuneo sappi che nel calcio il mare è una faccenda concettuale, come sapeva Zidane quando giustificò il trasferimento al Real Madrid perchè la moglie voleva vivere in una località balneare, come sapeva Causio quando in albergo a Cesena chiese una camera vista mare.
Cuneo sta alla confluenza dello Stura e del Gesso, che se li dici di seguito non suona troppo bene, ma comunque ci si sta parecchio più tranquilli che alla confluenza del Tigri e dell’Eufrate.
Un filo meno tranquilla del- la media (e magari del necessario) c’è stata ieri pomeriggio la Cremo, che su un campo rapato come un sergente dei marines si è presa l’ultimo punto del suo girone d’andata. La squadra rimpastata da Pea dopo la sosta e i primi sternuti di mercato si è goduta lo strabismo avversario al momento di tirare in porta.
Nel primo tempo l’unico lavoro per i portieri è toccato a Tunno su zuccata di Formiconi quasi all’ora del tè. Nel secondo, modicamente più movimentato, ha preso una traversa sull’unica bella azione del suo pomeriggio (Maiorino-Suciu-Formiconi-Brighenti) e uno spavento che le è passato quando ha visto la bandiera gialla che metteva in quarantena il gol di Conrotto. Azzeccandola, dice chi ha visto la tele.
La partita ha detto che Bianco (solido agonista, mancino da registrare ma sonoro, rimessa laterale che vale un cross) e Suciu (centrocampista più da cucito che da illuminazione, piede preferito il destro, ma non è di quelli che la loro religione vieta di usare anche l’altro) potranno dare qualcosa.
E ha spettegolato un’altra volta sulla dubbia capacità grigiorossa di governare avversarie capaci di tenere sveglio il ritmo. Dopo un primo tempo in cui nessuno aveva subito danni a parte il senso estetico, il secondo è stato più bisbetico, Rosso non è andato lontano dal pescare il jolly ma si sarebbe messa peggio se Ruggiero non si fosse limitato a far passare un pessimo pomeriggio a Zullo.
Previsioni del tempo per il girone di ritorno. Allo stato delle cose, questa Cremo può solo provare a prolungare un pochino il conto alla rovescia per quando la zona playoff scivolerà aritmeticamente fuori dalla sua portata. Insomma un’altra stagione di transizione. La domanda è: transizione verso cosa? No, non chiederlo a me, non sono un uomo di mondo, mica ho fatto il militare a Cuneo.

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