L'ANALISI
21 Settembre 2015 - 13:51
C’erano una volta Nico e i Gabbiani, un complessino beat che inciampò in una canzonetta di successo, Parole non son altro che parole, e da lì costruì una lunga carriera fatta più o meno per intero cantando quella canzonetta. Tipo Mario Tessuto con Lisa dagli occhi blu senza le trecce la stessa non sei più, Riccardo del Turco con luglio col bene che ti voglio, e qualcuno mi fermi se no arrivo fino a Franco primo e Franco quarto quelli che hanno scritto t’amo sulla sabbia e il vento a poco a poco. E insomma c’erano una volta Nico e i Gabbiani, poi tutto passa e se ne sono già volati via sia i gabbiani che Nico. Ma in compenso se uno è vecchio abbastanza per ricordarseli, ma non abbastanza vecchio per non essersi sorbito i film di Erripòtter sa chi sono i babbani, che poi saremmo noialtri comuni mortali ricchi di pregi e difetti ma immuni da poteri magici. Tutto questo per dire che per adesso la Cremo è Nico e i babbani: dove Nico per gli amici (e di amici se va avanti così se ne fa un sacco dalle nostre parti) è Ravaglia Nicola professione portiere, il quale sabato in mezzo a parecchie buone parate di quelle che però ne sanno fare anche iportieri babbani si è tradito perchè ne ha fatto una che senza un po’ di polverina magica sulla punta dei guantoni mica ti riesce. E i babbani sono tutti gli altri grigiorossi e mica è un’offesa sia chiaro, perchè se fra i babbani ci metti anche uno come Briganti che zitto zitto ha fatto un partitone (e quasi quasi gli revoco la qualifica di babbano se penso a un paio di chiusure che qualcosa di magico forse lo avevano, di salvifico garantito) vuol dire che puoi essere babbano e gran giocatore.
Se dico Nico e i babbani voglio solo dire che il punto del Moccagatta se lo sono sudati tutti, chi meglio da Briganti in giù chi peggio da Magnaghi in su; poi quando una topica potenzialmente catastrofica de ll ’arbitro ha liberato Nicco davanti a Nico, Nico ha soffiato a Nicco il pallone della partita con un tocco diuna soavità tale che pur essendo durato il tutto molto meno di un battito di ciglia nessuno ha avuto il minimo dubbio di aver assistito a una magia, e lo stesso Nicco è rimasto così sbalordito che nemmeno gli è rimasta la prontezza di far finta che il portiere lo avesse toccato. E così l’eroe della serata che sembrava essere Nicco è stato Nico, che differenza fa una consonante. Come detto il punto se lo so- nosudati tutti.Ravagliaprima e dopo la parata da maghetto ha fatto diversi interventi di pregio (e a Nordi del tutto impossibilitato a dimostrare di essere a sua volta un bel portiere per via che noi di tiri non ne abbiamo fatto mezzo non è rimasto che rodersi d’invidia) e per paradosso l’unica volta che è stato meno che inappuntabile è stato su una sleppa da quarantametri chedeve avervisto tardi per via delle luci artificiali ma per fortuna era centraleesiè limitataadallungarela contabilità dei tanti inutili angoli. Al netto dello strappo arbi- trale magicamente rattoppato, la difesa ha concesso una sola vera palla gol, una volée ascendente da sette metri di Celjak che Ravaglia ha alzato in angolo, intervento al confine fra il capolavoro babbano e il tocco da mago. La contraerea ha concesso qualche colpo per fortuna a salve, Guglielmotti con le sue accelerazioni da cartone animato ha provocato un paio di problemi alla difesa avversaria e un paio alla propria, una delle quali per via che Briganti si era permesso una licenza offensiva su calcio piazzato e siamo tutti più sereni se guardando nella nostra area ci vediamo luccicare la sua crapa pelada.
La Cremo per adesso è tra- spirazione a cisterne e ispirazione a gocce, al di là delle geometrie da avvitare deve lievitare di parecchio nei giocatori la disposizione a creare alternative praticabili per chi ha il pallone nei piedi (da qui qualche segno di impazienza da parte di Rosso, unico portatore sanissimo di qualche velleità di costruzione). Resta da mettere a fuoco il modo migliore per rendere utile alla causa gente come Bianchi (terza partita terzo ruolo) e Formiconi. L’attacco è stato azzerato un po’ dal sano realismo con cui Scienza ha avuto cura di impacchettare Brighenti, un po’ dal supporto vicinissimo allo zero di Magnaghi (uno col suo fisico deve vincere almeno qualche sportellata, lui le ha perse tutte meno una) al quale si è fatto poi preferire Forte almeno per voglia; e parecchio dal niente che il centrocampo è riuscito a costruire anche quando l’Alessandria ha esaurito la spinta. Ai grigi è bastato spendere con sano cinismo un paio di cartellini gialli sui primi accenni di accelerazione grigiorossa per garantirsi che Nordi potesse continuare a godersi lo spettacolo da lontano. Pea ha imbevuto la squadra della propria prosaica interpretazione del gioco, e la solidità delladifesa glista permettendo di poggiare il proprio lavoro su una classifica solida. Condizioni che sono ottimi conduttori verso progressi comunque attesi con gentile urgenza: c’è parecchio da plasmare calibrare inventare. E magari qualcosina da comprare.
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