L'ANALISI
14 Settembre 2015 - 12:43
Non parlo per me, che un Intermilan me lo perderei anche per un convegno sull’a l itosi nel gatto domestico. Ma mica funziona così per tutti, metti uno che oltre alla parrocchia grigiorossa frequentasse anche una di quelle due di cui sopra e avesse deciso massì già che ho la tessera e ha smesso di piovere vado allo Zini che almeno non ho l’o bbligo della consumazione come al Bar Cellona dove fra l’altro sono quasi tutti dell’altra sponda.
Fra i quali quello là che ancora me la mena perchè a sentire lui l’altro giorno abbiamo perso la mano di briscola che c’era su il Cynar perchè sono andato liscio invece di mettere il fante. Insomma i giocatori hanno una certa responsabilità, una ragione di più come direbbe la Vanoni per combinare qualcosa di sodo. E se quelli del Pavia hanno in ogni caso l’a tt enu an te generica dell’erba di casa altrui e comunque possono fare i cinesi che è quasi comodo come fare l’indiano, ai nostri eroi gli tocca in pieno. Non che la cornice sia proprio intimidatoria, ma sai com’è da noi se ti incanti un attimo la gente mormora compreso chi non c’era. La partita non perde tempo per entrare in temperatura, più che altro per le smanie pavesi che Cesarini si sforza di accendere. Ma la Cremo non si fa pescare con la concentrazione a scoppio ritardato (vizio che coltivava, e pagava, l’anno scorso) anche se le giocate dei bianchi hanno qualche pretesa in più.
Rosso assomiglia un po’ più di una settimana fa al Mangiafuoco del nostro teatrino, anche se si permette un paio di reazioni rischiose. Nemmeno il tempo per preoccuparsi per un movimento un po’ a schema libero della difesa, e Forte apre un raid che porta al tiro Guglielmotti che quasi la mette là dove osano le ragnatele. Siamo nel secondo quarto di partita, è il primo tiro della serata e resterà l’unico fino a metà partita. Briganti sbarazza l’area piccola da un pallone molesto, la difesa del Pavia ha gli attacchi di panico ma l’attacco grigiorosso è un discreto ansiolitico. Almeno se si riesce a non pensare a Brighenti. La partita si avvita e inacidisce. Bilancio di metà strada: il tiro di Guglielmotti e tre angoli, due col trenino che a me ricorda quello della festa di capodanno alle nove e mezza di sera di Fantozzi, uno senza, tutti innocui. La novità è che Briganti sugli angoli stavolta va a caccia di gloria. Il Pavia ogni tanto ha qualche luccichìo in più, ma Ravaglia fin qui poteva anche guardarsi il derby.
Insomma per adesso è vuoto contro vuoto: vuoto di scambio. Ma poi sul secondo binario parte il trenino delle nove e trentadue, insomma angolo di Guglielmotti e si riprova col trenino alla faccia di chi sfotte, la difesa del Pavia se lo perde in blocco, Zullo lo prende al volo e Brighenti timbra il biglietto. Per Andrea è il gol numero 30, casomai interessi. La reazione del Pavia sembra apatica, ci sarebbe subito un paio di controfughe a campo libero ma il movimento senza palla non è previsto. Angolo per il Pavia, è guarda un po’ di Bianchi il colpo di testa salvavita.
Si recita a soggetto, Briganti si guadagna l’ovazione e il primo tiro nella porta di Ravaglia è di Guglielmotti. La Cremo si accartoccia sul vantaggio, il Pavia o è rassegnato o fa finta in modo convincente. Però Zullo regala una palla omicida a Cesarini, che la fa volare via insieme alla penultima velleità pavese. Djiby è il più funzionale dei pezzi di ricambio, Magnaghi sgonfia il pallone che avrebbe scacciato i cattivi pensieri con modico ma gradito anticipo.
Il pathos da cui si era tenuta alla larga fin qui la partita lo regala fuori tempo massimo: l’arbitro si inventa un cartellino rosso per Djiby, ne viene un mischione schiumoso in cui succede di tutto tranne la beffa.
Così la Cremo batte il Pavia e qualche cornacchia. Niente di epico di per sè, ma chi lo sa, magari un giorno ci accorgeremo che ieri sera è incominciato qualcosa di importante, addirittura una nuova epoPea.
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