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La partita matrioska

La Cremo gioca 4 partite in una: qual è quella vera?

Gigi Romani

Email:

lromani@laprovinciadicremona.it

08 Dicembre 2014 - 12:28

La partita matrioska

Pendolare fra cattive abitudini e smanie sperimentali, sospesa tra un passato renitente allo sfratto e un futuro riluttante, non più del tutto vecchia e non ancora abbastanza nuova, la Cremo si trova fra le mani un punto interrogativo. Un pareggio di quelli che, interrogati, non rispondono o rispondono fin troppo fino ad affumicarti le idee come uno speck, che è un altro modo di non rispondere. E allora o ti attieni alla fredda cronaca del punto che lascia la classifica in attesa di giudizio e nel monopoli stagionale ti fa tirare un’altra volta i dadi senza obbligarti a pescare una carta degli imprevisti; o apri il barattolo delle sensazioni, e pazienza se dai più peso specifico a quelle che il futuro ha già incominciato a biodegradare sul campo senza usarti la premura di avvertire. Cos’è questo punto, un tappeto finto persiano sotto il quale nascondere con un colpo di ramazza le note stonate che ci sono state anche al Salieri, o un tappeto elastico dal quale la squadra rimbalzerà verso tempi migliori?

Intanto che ci penso, butto lì che probabilmente la settimana da nove punti (mercoledì si recupera Como) arriva troppo presto perchè il Giampa la possa spremere fino in fondo. La squadra lo segue e ci mancherebbe pure altro, ma anche ieri ha giocato una partita matrioska, di quelle partite che ne contengono altre sempre più piccole e tutte diverse. Nel primo tempo la Cremo è stata diligente ma ha rischiato di prendere gol in contropiede (il classico contrattacco alla diligenza) e non ha rischiato di farne. Aggressiva, pressante, ha tenuto palla e ha corso fin troppo, senza mettere una sillaba a verbale, voglio dire a taccuino. Roba da errata corrige nei manuali di filosofia: tutto scorre, tranne il gioco della Cremo.

La seconda partita, dall’inizio del secondo tempo al gol beccato, ha visto la bigiata di massa dei nostri eroi, infilati da un’azione bella e cattiva come la regina di Biancaneve, che solo Galli ha cercato sul serio di sventare. La terza partita è lo spicchio fra i due gol, dieci minuti in cui la Cremo ha appeso il cartello ‘torno subito’.

E poi la quarta partita, quella in cui la Cremo prima ha pareggiato e poi ha meritato il pareggio. E magari avrebbe anche potuto doppiare il colpo, se Kirilov non avesse speso troppo in precedenza, se un tiro d’incontro di Favalli fosse stato fortunato quanto bello, se la punizione di Jadid fosse stata veloce quanto ben disegnata.

Non per via della primogenitura, ma delle quattro partite giocate ieri al Saleri tendo a prendere per buona, come ipotesi di lavoro, la prima. In cui la squadra ha iniziato a manifestare una personalità in cui si intravvede, si indovina o forse solo si spera di vedere l’imprinting del Giampa. La giusta selvaggeria agonistica, quella che i Pooh avrebbero chiamato tanta voglia di lei (nel senso della palla). Ma anche una spinta non ancora spalmata in modo uniforme (Palomeque tatticamente frenato come non sarebbe più stato nell’ultima fetta di partita), ancora lungaggini nella prima impostazione del gioco con conseguente comodo riposizionamento avversario, difesa non ancora teleguidata da Castellini; e soprattutto assoluta incapacità di azzeccare l’ultima mossa, quella decisiva per dare sbocco alla manovra. Bè, mercoledì si replica, e vediamo da quale dei quattro canoni accennati ieri si ripartirà. Non sei curioso anche tu?

Giovanni Ratti

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