L'ANALISI
'La Locandiera': perfetto esempio del teatro goldoniano
29 Marzo 2017 - 18:35
La scena si svolge tutta intorno a un lungo tavolo posto al centro del palcoscenico. Il regista Andrea Chiodi, per rappresentare questo capolavoro di Carlo Goldoni, decide di utilizzare un metodo già goldoniano: fa interagire gli attori con delle bambole. I protagonisti, infatti, giocando con queste piccole "poupettes", che rappresentano in modo efficace il rapporto che si instaura tra loro stessi. La protagonista è Mirandolina, proprietaria di una locanda a Firenze. La donna, essendo molto bella, viene spesso corteggiata dagli uomini che passano dalla locanda, in particolare dal marchese di Forlipopoli e dal conte d’Albafiorita. Poco dopo l'apertura della scena arriva il cavaliere di Riprafratta, uomo che ha sempre disprezzato le donne e che stravolge la routine della locanda. Tutto si svolge intorno a un gioco tra i protagonisti, grazie anche all’arrivo di due donne che si fingono baronesse, ma l’astuta locandiera scopre che in realtà non appartengono a quel ramo sociale. Mirandolina è decisa a conquistare il cavaliere Riprafratta, infatti, pur di non farlo partire, finge uno svenimento e a quel punto il cavaliere le offre una boccetta preziosa. Mirandolina però rifiuta e riesce a far ammettere al cavaliere che la sua ostilità verso le donne si è tramutata in stima dopo il loro incontro. Il conte e il marchese, offesi perché presi in giro, decidono di andarsene, ma prima di partire decidono di discutere con il cavaliere. Mirandolina, per sfuggire a questa situazione, annuncia le sue nozze con Fabrizio, ossia l’umile cameriere, assecondando cosi la volontà del padre.
'La locandiera' è una di quelle opere che meglio riassumono le caratteristiche del teatro goldoniano. La figura che spicca maggiormente è sicuramente quella di Mirandolina, donna intelligente e determinata, che è "regista" e attrice della scena. Goldoni dà due funzioni fondamentali all’attrice: il dialogo diretto con il pubblico e l'utilizzo della propria intelligenza per trionfare. Senza dubbio nella versione di Chiodi tutto ciò si evince mirabilmente.
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