L'ANALISI
25 Febbraio 2017 - 15:38
CREMONA - Il frastuono delle bombe che esplodono, gli occhi di un bambino e le sue lacrime incessanti. Il grido di una madre che ha perso entrambi i figli, di un ragazzo che ce l’ha fatta, ma che ha visto morire suo padre e suo nonno a distanza di dieci minuti. «Faccio sempre un po’ fatica a dire che faccio il giornalista - racconta Daniele Bellocchio, ospite insieme a Matteo Carnieletto al liceo Manin -. Il nostro è un lavoro che si addice a chi vuole girare il mondo per conoscere e vivere sulla propria pelle la storia». Due ore di confronto acceso con gli studenti del liceo classico e linguistico di via Cavallotti, dove a muovere le carte è stato il racconto di un giornalismo di guerra che non conosce epilogo, ma si scontra quotidianamente con l’inciviltà dei popoli. Un video introduttivo che a modo suo parla, e la dice lunga sull’attuale situazione del Medio Oriente, e tanti studenti curiosi che bussano alla porta per saperne di più, quando l’assemblea gestita dai rappresentanti di istituto Valeria Carlino, Matteo Gatti, Davide Landanesi e Maja Quarantelli è appena iniziata. «Noi reporter di guerra in giro per il mondo diventiamo protagonisti dei fatti storici - ha spiegato Bellocchio -, siamo presenti nel mondo con una missione ben precisa. Parlare con i giovani ci permette di avvicinarci sempre di più all’obiettivo di realizzare un buon reportage. Vedere un ragazzo che vuole fare il giornalista, che insiste e persiste nel suo obiettivo, riuscendo ad abbandonare persino la rassegnazione, è un grido di speranza di cui abbiamo bisogno». Un’occasione preziosa, che non capita tutti i giorni, come ha sottolineato in apertura lo studente del liceo Simone Bodini, moderatore dell’incontro che ha acceso i riflettori sulla guerra. Al liceo Manin sono state tracciate le fila di un progetto ampio, coordinato da un team di giornalisti che ogni giorno lavora a stretto contatto con la politica estera. Gli occhi della Guerra - hanno spiegato i due relatori de Il Giornale - è l’espressione di un «giornalismo senza censure e senza filtri». Attento alle curiosità dei giovani anche Carnieletto, autore di numerosi reportage in Siria. «Voglio capire che cosa sapete voi della guerra in Siria - ha detto rivolgendosi agli studenti -. È giusto partire dai vostri dubbi, dalle vostre perplessità, dai timori che le notizie del telegiornale suscitano in voi ogni giorno». Tanti gli aneddoti raccontati, con le immagini a flash simboliche dell’esperienza in Somalia di Bellocchio. «Ho tanti ricordi impressi nella mente. Spesso penso a quando in Somalia il gruppo di giornalisti scortato dai militari ed io abbiamo dovuto nasconderci perché un’autobomba rischiava di ucciderci. Stavamo raccontando la guerra, e dovevamo pensare a salvarci». Raccontare di sé, parlare di una professione senza banalizzarla, confrontarsi sulla situazione attuale e abbozzare dei rimedi. Fare largo al futuro partendo dai banchi di scuola.
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