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Giulia Cerati (3A linguistico)

Il sogno di un'Italia

Giulia Cerati (3A linguistico)

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fpavesi@cremonaonline.it

06 Gennaio 2017 - 16:15

Il sogno di un'Italia

Con lo spettacolo “Il sogno di un’Italia” si apre la stagione di prosa al Ponchielli di Andrea Scanzi e Giulio Casale.
Ritratto di un’Italia nei suoi venti anni più significativi, dal 1984 al 2004. Due date segnate dalla morte di Berlinguer che pur colpito da ictus volle concludere a tutti i costi il suo comizio, fino alla morte di Pantani, eroe suo malgrado, in un confronto che quasi non regge.
Lo spettacolo si sviluppa in modo eterogeneo in un’alternanza tra prosa, marcatamente a sfondo politico, diretta da Scanzi e musica coordinata da Casale, passando da Fossati a Bennato, Gaber, Battiato, De Gregori e Jeff Buckley. Un dualismo creato per sottolineare come la musica sia stata in quel periodo testimonial del cambiamento che si stava compiendo in quegli anni. Gli stessi anni in cui “non si andava a tempo” e “la norma era un’eccezione e l’anomalia la regola”, dove l’agonia ha preso il sopravvento sull’azione in un’Italia inerte al “matchpoint” di Wilton che, di fronte ad un bivio, preferisce lasciare alla casualità la decisione di quale strada percorrere.
I protagonisti della storia vogliono essere un simbolo di speranza per l’Italia intera ad andare avanti attivamente senza subire la sorte; come Berlinguer, anche Troisi che ormai malato ha resistito fino in ultimo per concludere le riprese de ”Il postino”, così anche “il cadavere che cammina”, come si definisce Borsellino, ha portato fino in fondo il suo impegno. Eroi degli anni ’70, in un momento di completa mancanza di appartenenza politica o schemi ideologici, anni in cui gli italiani erano stanchi, illusi e bombardati da miti: dalle cinture del Charro agli U2, dai” I ragazzi selvaggi” dei Duran Duran a Gaber e Guccini, da “La ruota della fortuna” a “Il prezzo è giusto”.
Il racconto di Scanzi e Casale tocca la memoria anche di personaggi quali Carlo Giuliani, Berlusconi e Renzi senza comunque scaldare gli animi degli spettatori.
Si insiste su un rinnovamento che comunque era già allora alla portata di tutti per non rendere vani i sacrifici di Falcone e Borsellino. Ricordare le parole di Caponetto dette ad un gruppo di giovani universitari durante un incontro,” adesso tocca a voi, altrimenti il loro martirio sarà stato vano” è un invito alle nuove generazione a provarci, insistere e sognare; quasi una sorta di sfida a ciò che disse ancora Caponetto dopo la morte dei due magistrati: ”Non c’è più speranza”.
E come disse Pantani: ”E’ in salita che si deve andare più forte per abbreviare l’agonia”.
Si conclude così il primo spettacolo della stagione…. Con un pubblico composto che applaude.

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