L'ANALISI
23 Dicembre 2016 - 18:10
Rimarrà aperta fino al 26 Febbraio presso il Mudec di Milano la mostra dedicata a Jean-Michel Basquiat, uno degli autori più enigmatici e tormentati della pop art. Le 140 opere in esposizione sono state donate direttamente dalla famiglia di Jose Mugrabi, uomo che nel 1978 ebbe l' intuizione, insieme a Andy Wahrol, di investire su quel giovane talento.
Nato a Brooklyn da genitori di origini Portoricane, Basquiat ebbe un'infanzia e un'adolescenza caratterizzate da droga ed eccessi. Fu durante questo periodo che si avvicinò al graffitismo dimostrando di avere un grande talento. La sua carriera fu coronata a partire nel '78, anno nel quale conobbe Andy Wahrol con con cui strinse un forte legame di amicizia che lì portò a collaborare per diversi lavori. Diventato membro d'onore della 'Factory', Basquiat continuò a produrre opere fino alla sua morte, avvenuta a soli 27 anni a causa di un'overdose di eroina. E' Incredibile, dunque, la quantità di opere prodotte nonostante il breve periodo d'attività. Il pop artist usava il graffitismo non solo come modello d'arte, ma anche come valvola di sfogo con cui imprimeva il suo tormento sia su tele e muri sia su oggetti più comuni come tavoli o frigoriferi. Nelle sue opere è di certo centrale il problema del razzismo che, nella New York degli anni settanta, era quanto mai diffuso. Inoltre, per via delle sue origini Portoricane, nelle sue opere sono ricorrenti elementi tipici di quella cultura, primo fra tutti l' uso delle maschere tribali. La mostra al Mudec di Milano, attraverso un suggestivo percorso di opere, è dunque un'ottima occasione per immergersi nella vita di questo artista così tormentato ed enigmatico, che ha fatto del graffito la sua unica valvola di sfogo contro un mondo che sentiva sempre più stretto.
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