L'ANALISI
24 Settembre 2014 - 09:52
CASALMAGGIORE — Per la terza volta in sei-sette mesi, qualche giorno fa ha ricevuto dall’Enel — per posta raccomandata — una ‘diffida ad adempiere’, vale a dire un preavviso di sospensione e di risoluzione del contratto (per capirci, il taglio dei fili) se non avesse pagato, entro il 1 ottobre, una bolletta risultata in arretrato. Nella raccomandata firmata dal Servizio Clienti si specifica che prima di sospendere la fornitura di energia elettrica l’Enel avrebbe effettuato, per due settimane, una riduzione della potenza al 15% della potenza disponibile.
Il casalese E. P., però, tra il basito e l’arrabbiato, sbotta: «Il fatto è che io non ho pagato perché non ho mai ricevuto le relative bollette. Mi sono recato già due volte, nei casi precedenti, agli uffici dell’Enel in via Brescia a Cremona e anche all’ufficio postale di Casalmaggiore. Il risultato dei colloqui avuti è che all’Enel le bollette risultano spedite, ma non tramite Posta, bensì attraverso una società privata di spedizioni, alla quale, a sua volta, le bollette risultano consegnate».
Una situazione kafkiana. «Ho sempre fatto il mio dovere — continua E. P. — e ricevere queste diffide è davvero una cosa difficile da digerire. Qualcuno avrà anche segnato la consegna, ma questa in realtà non è mai avvenuta. Non sta a me indagare se i bollettini siano stato recapitati all’indirizzo sbagliato o magari gettati in un fosso: comunque, io non li ho mai visti. Tra l’altro, nel caso delle bollette non si tratta di raccomandate, quindi non c’è una mia firma, o quella di un mio delegato, che attesti la ricezione».
C’è un capitolo ulteriore. «Negli ultimi giorni, per puro caso, ho scoperto che la stessa cosa è accaduta anche ad altre persone residenti in una frazione. Non voglio dare colpe, ma così non va. Se qualcuno non fornisce un servizio regolare, che le società coinvolte se la vedano tra di loro, ma lascino in pace il cliente che non ha colpe».
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