L'ANALISI
20 Agosto 2014 - 10:37
I cartelli che precedono il segnale di controlli elettronici della velocità
CASALMAGGIORE — Come le brace che cova sotto la cenere, la ‘fazione’ dei contrari agli speed-check posati sul tratto urbano dell’Asolana non si è mai data per vinta. A una prima esplosione iniziale di proteste, subito dopo l’installazione dei box per il controllo della velocità, era però subentrata una fase di ‘stanca’: e questo nonostante il fatto che periodicamente la polizia locale abbia riempito i contenitori, così come previsto e annunciato, con gli apparecchi adibiti a rilevare le infrazioni. A rinfocolare le fiamme, ora, potrebbe essere l’annunciata presentazione di un ricorso al giudice di pace contro un verbale giunto a destinazione nei giorni scorsi. L’opposizione riguarda, nello specifico, il ‘Velo Ok’ posto in via Repubblica in corrispondenza del vecchio macello comunale, dove c’è la palazzina adibita a sede del gruppo di protezione civile comunale.
Diverse le motivazioni alla base del ricorso. Innanzitutto si contesta che l’avvistabilità della segnaletica, ovvero del cartello che segnala la presenza del controllo elettronico di velocità: il segnale è posto, andando in direzione Parma, qualche decina di metri dopo la rotatoria ‘Diotti’, ma secondo chi contesta — essendo immediatamente preceduto da un tabellone pubblicitario e da un segnale di divieto di sosta — non è immediatamente percepibile dall’occhio di chi è al volante, e anche l’altezza da terra sarebbe eccessiva ponendolo fuori del quadro visivo. Una seconda obiezione riguarda il fatto che il cartello di avviso del controllo elettronico di velocità tramite Velo Ok riporti la dicitura ‘Serie’, che non sarebbe prevista dalla legge: quest’ultima, sempre a parere del ricorrente, imporrebbe invece la segnalazione di ciascun singolo apparecchio per la rilevazione delle infrazioni. Terza motivazione: lo ‘speed-check in questione, nel giorno in cui è stata scattata la foto dall’autovelox inserito nel box, non sarebbe stato ben visibile, come richiede l’articolo 142 del Codice della Strada, perché coperto dalla siepe incolta che divide la strada dalla parallela pista ciclabile. «Tutti difetti che rendono inefficaci l’accertamento e la sanzione», ci viene detto. Ma c’è anche un’ultima contestazione, relativa alla mancata contestazione immediata: «Non è stata fatta e in centro urbano dovrebbe invece essere prevista. Ma non poteva materialmente essere fatta perché in quel punto non c’è lo spazio: l’auto della polizia locale non poteva certo essere parcheggiata sulla pista ciclabile».
A dire il vero, nella conferenza stampa di presentazione del progetto ‘Velo Ok’, era stato sottolineato e ribadito che per la validità degli accertamenti sarebbe bastata la presenza in zona degli agenti. Per capire chi avrà ragione non resta che attendere le future decisioni del giudice.
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