Un accampamento di pescatori abusivi dell’est sulle rive del Po (Archivio)
MOTTA BALUFFI — «Nessuno si fa avanti per collaborare, ognuno procede per la sua strada. Da un lato ci sono i pescatori, come il sottoscritto, dall’altro i rappresentanti delle istituzioni. Noi, abbandonati, e loro. Senza un dialogo. Ma in questo modo, per il Po, non c’è futuro». È impietosa l’analisi di Vitaliano Daolio, titolare di un’attività di pescaturismo e gestore dell’Acquario del Po di Motta Baluffi, sulla situazione del Grande Fiume: «È sostanzialmente abbandonato a se stesso. E di questa situazione approfittano, nella piena impunità, i bracconieri.
Ci sono gli ungheresi e i rumeni, appostati nel Mantovano, che agiscono solo di notte. Rubano il pesce, che è patrimonio dello Stato, senza che nessuno dica nulla. Anche perché c’è una legge assurda secondo la quale se le specie sono alloctone possono essere prelevate senza ripercussioni. In Francia e in Olanda, ad esempio, non è così. Se vieni beccato ti sequestrano tutto e ti appioppano una multa di quelle che non si dimenticano. Qui vige l’impunità». Dei due incontri che lei ha organizzato sulla motonave ‘Stradivari’ a Boretto che cosa è rimasto? «Solo il ricordo delle parole, ma nessun fatto concreto. Tutto fermo. Intanto non si riesce più a pescare. Io sono un pescatore professionista e da mesi non riesco più a prendere nulla.
A foce Taro non c’è più un pesce. Come mai? Io faccio uno più uno e dico che semplicemente non c’è più perché qualcuno lo ha prelevato dal fiume». Il Po, aggiunge Vitaliano Daolio, «fa gola ai banditi che scorrazzano liberi in un ‘far west’ senza sceriffi». Che fare? «Anzitutto, sarebbe buona cosa che chi ha le leve decisionali nelle mani, iniziasse a conoscere da vicino qual è la realtà del Po. Io sono a disposizione di chiunque voglia approfondire la situazione dal vivo. Sarebbe bello se qualcuno si facesse avanti. Eppure il Po, che noi amiamo profondamente, è sempre stato il ‘petrolio’ delle popolazioni rivierasche. Potrebbe tornare ad esserlo, se ci fosse un atteggiamento diverso». Con la conoscenza, continua Daolio, si potrebbero anche evitare altri errori: «Hanno tentato di reinserire gli storioni in Po buttandoli direttamente nel fiume e l’operazione non ha funzionato. Per forza: per quei pesci serve un adattamento graduale, con l’inserimento iniziale in lanche contenenti acqua pulita. Faccio fatica io a mantenerli nell’acquario, figurarsi a lanciarli ‘brutalmente’ in Po».
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Commenti all'articolo
themitch
26 Luglio 2014 - 08:06
Ma tu pensi che se dai una multa a un rumeno che pesca di frodo questa viene pagata?