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CASALMAGGIORE

I funerali di Giovanna Pellizzoni

Grande folla per l'addio all'imprenditrice prematuramente scomparsa

maria grazia teschi

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mteschi@laprovinciacr.it

04 Luglio 2014 - 18:53

I funerali di Giovanna Pellizzoni

I funerali di Giovanna Pellizzoni

CASALMAGGIORE (Vicobellignano) — «Mi ha detto: ‘Pensavo di guarire e invece mi dai l’unzione degli infermi. Era chiaro che si preparava a questo passaggio». Don Antonio Anastasio della ‘Fraternità San Carlo’ di Milano, ieri pomeriggio, nell’omelia, ha descritto con delicatezza gli ultimi momenti di Giovanna Pellizzoni, presidente della cooperativa ‘Il Cortile’ di Cremona, impegnata nell’azienda di famiglia Ovopel, scomparsa a soli 50 anni. A renderle omaggio e un ultimo saluto sono arrivati in tantissimi. A tal punto che, opportunamente, nello spazio verde attiguo alla chiesa parrocchiale di Vicobellignano, è stato allestito un maxischermo. Due le telecamere che hanno consentito a centinaia di persone rimaste all’esterno dell’edificio sacro di seguire la funzione, guidata da don Alberto Franzini parroco di Santo Stefano e San Leonardo, affiancato sul presbiterio dal parroco della frazione casalese don Gabriele Bonoldi, da don Anastasio e da diversi altri sacerdoti del territorio. Una funzione accompagnata da canti e impreziosita in alcuni momenti dal suono della tromba a contrappuntare quello dell’organo. Nei primi banchi i famigliari della signora Pellizzoni, poi tanti amici e conoscenti, i sindaci di Rivarolo del Re e Offanengo, Marco Vezzoni e Gianni Rossoni, l’ex sindaco di Gussola Marino Chiesa. Una grande dimostrazione di affetto. Come quella che don Antonio ha tradotto nelle parole di commento al Vangelo di Matteo: «Per me — ha esordito — è stata una grande grazia poter accompagnare Giovanna in questo suo cammino verso le braccia del Signore. Eravamo amici di università: senza di lei non mi sarei mai laureato. Ora le dicevo ‘vivi istante per istante’». E se Giovanna era consapevole di ciò che la attendeva, era anche sostenuta da una grandissima fede che le faceva dire ‘sono accompagnata’. «Questa — ha osservato don Anastasio — è la cosa più bella. La Chiesa non ci lascia soli. Non siamo abbandonati, persino nella prova più grande. Dietro quel velo, c’è qualcuno con le braccia aperte, ma c’è anche prima. Quando smettiamo di fuggire e ci fermiamo, incontriamo Dio». Per questo, ha continuato don Antonio, «amare il destino di Giovanna significa lasciarla andare, perché il giorno della sua morte lei è nata al cielo. Dio ci ha fatto nascere per questo. E’ necessario lasciar andare chi amiamo nell’incontro con Dio perché possa essere felice». Ecco perché, pur nello stravolgimento indotto dalla malattia, «Giovanna era bellissima, perché nei suoi occhi c’erano lo splendore e l’amore dell’offerta al Signore. Oggi — ha concluso don Anastasio — chiediamo a Giovanna di poter imparare l’amore che lei ci ha insegnato». Al termine della liturgia funebre, è stato il momento della benedizione del feretro, prima del corteo diretto al cimitero locale per la sepoltura.
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