L'ANALISI
Viadana (Cicognara)
20 Ottobre 2013 - 18:26
Il benvenuto del vicesindaco Dario Anzola (foto Osti)
Nativo di Brignano Gera d'Adda ha sempre svolto il suo servizio sacerdotale nella parte alta della diocesi: prima ad Agnadello (1998-2003), poi a Covo-Antegnate (2003-2006) e poi solo ad Antegnate (2006-2013). Ora il Vescovo lo ha voluto parroco nella bassa, nell'unità pastorale di Cicognara, Cogozzo, Roncadello Po, le prime due frazioni di Viadana e l'ultima di Casalmaggiore.
I riti di insediamento si sono svolti nella nebbiosa mattinata di domenica 20 ottobre nella chiesa di San Giulia a Cicognara, la parrocchia che don Primo Mazzolari guidò dal 1921 al 1932.
Vescovo e sacerdoti si sono ritrovati nella ex casa delle suore, oggi adibita alle attività parrocchiali, per assumere i paramenti. Erano presenti il parroco in solido, don Carlo Valli che ha curato i preparativi dell'ingresso, il vicario zonale mons. Floriano Danini, il parroco di Antegnate don Marco Leggio, quello di Pandino nonchè zio di don Spreafico don Cesare Nisoli e l'arciprete di Sabbioneta don Samuele Riva. Apriva la processione un nutrito stuolo di ministranti.
Sull'ampio sagrato della parrocchiale il vicesindaco Dario Anzola, in fascia tricolore, ha presentato il saluto dell'amministrazione comunale. «Cicognara, Cogozzo e Roncadello sono un terreno fertile - ha esordito il giovane amministratore - ricco di associazioni di volontariato, di gente volenterosa, pronta a partecipare a tutte le proposte che vorrà portare avanti per seminare e annunciare i valori del Vangelo». Anzola ha accennato alle numerose sfide sociali ed economiche come anche alle profonde trasformazioni culturali di queste terre. Quindi l'impegno a collaborare insieme per tutelare soprattutto le famiglie e la dignità della persone schiacciate dalle nuove povertà.
Il Vescovo e il nuovo parroco hanno quindi fatto il loro ingresso in una chiesa gremita in ogni ordine di posto: oltre ai fedeli dell'unità pastorale era infatti presente una folta delegazione di Antegnate e di Brignano Gera d'Adda, quest'ultimo, paese natale del nuovo moderatore.
La prima parte della celebrazione è stata occupata dai riti propri dell'insediamento del parroco. Mons. Danini ha letto il decreto di nomina, poi l'assemblea si è raccolta in preghiera invocando lo Spirito Santo sull'unità pastorale e sui suoi sacerdoti. Quindi don Spreafico ha asperso il popolo di Dio con l'acqua benedetta in ricordo del battesimo e dopo aver baciato la mensa, l'ha venerata attraverso l'offerta dell'incenso.
È toccato a Ivan Fava, presidente del Consiglio pastorale unitario, esprimere i sentimenti dei fedeli delle tre parrocchie. Dopo aver ringraziato il Vescovo per il dono di un nuovo parroco, don Valli per aver traghettato da solo le comunità in queste settimane e don Spreafico per aver accettato l'incarico, Fava ha continuato: «Oggi in una società multietnica, scristianizzata e attanagliata da una crisi di moralità, oltre che economica, ci preoccupa il futuro dei nostri figli. È importante che la gente comprenda che il messaggio cristiano va coltivato all'interno di ogni famiglia perchè possa trasparire, in ognuna di esse, quella piccola chiesa domestica fatta di piccoli gesti quotidiani per poi permeare la società intera. Ci sarà molto da fare ma noi ci saremo e la forza giovanile del nostro nuovo pastore rinvigorirà, come dice la Sacra Scrittura "il germoglio che spunta dal tronco di Iesse"».
La comunità, attraverso una famiglia, ha presentato in dono a don Spreafico un'icona raffigurante la Vergine Maria con il Bambinello.
Nell'omelia monsignor Lafranconi si è soprattutto soffermato sul valore della preghiera: «Spesso siamo tentati di smettere di pregare perchè sembra che Dio non ci ascolti. Ma se la vedova del Vangelo ha continuato a importunare quel giudice disonesto sperando di avere giustizia, potremo noi smettere di insistere con Dio che ci è Padre e ci ama così tanto?». Per il presule l'insistenza nella preghiera è un modo per dire che il cristiano riconosce la paternità di Dio: «La nostra preghiera non è altro che l'espressione concreta della nostra fede, della nostra fiducia nel Signore. Non preghiamo per vantare diritti o meriti, non preghiamo per metterci in mostra o per osservare farisaicamente la legge, ma perchè vogliamo dire al Padre che contiamo sulla sua presenza, perchè abbiamo non solo il desiderio, ma il bisogno di stare con Lui, perchè voglio manifestargli tutta la nostra gratitudine».
Monsignor Lafranconi ha poi proseguito evidenziando che la preghiera più alta e più grata è certamente l'Eucaristia: «In essa noi ci uniamo al sacrificio di Cristo e presentiamo al Padre le nostre speranze, i nostri dolori, le nostre gioie. E questo è possibile grazie al ministero del sacerdote».
L'Eucaristia, che è il vertice della comunione, richiede lo sforzo della comunione tra i fratelli: per questo mons. Lafranconi ha insistito perchè continui l'impegno delle tre parrocchie a costituire una vera e solida unità pastorale.
La celebrazione è poi continuata con la recita del Credo da parte di don Spreafico - sarà lui infatti il garante e il custode del deposito della fede -, con le preghiere dei fedeli e con la liturgia eucaristica.
Solo al termine don Andrea ha preso la parola per ringraziare, formulare già alcune piste di lavoro e per esprimere un augurio.
Anzitutto il giovane parroco ha espresso gratitudine a Dio per il dono della fede e della salvezza, al Vescovo Dante per la fiducia accordata, agli amici di Antegnate giunti in massa a Cicognara nonostante oltre 100 chilometri di distanza, a don Carlo Valli, nuovo collaboratore nel ministero e naturalmente ai nuovi parrocchiani. «Abbiamo di fronte almeno 9 anni per affratellarci e per lavorare insieme. So che vi caratterizzate per il tratto energico e spontaneo: insomma non siete gente che sta con le mani in mano. Penso di assomigliarvi un po' anch'io».
Don Andrea ha poi elencato tre direttrici per il futuro dell'unità pastorale. Anzitutto «lavorare insieme, affinché le nostre tre parrocchie si percepiscano sempre più come un unico popolo di Dio e camminino insieme prima verso l'unità e poi, quando saremo pronti, verso l'unificazione». In secondo luogo il sacerdote ha parlato della rinascita della vita ordinaria dell'oratorio, «che è la nostra realtà educativa per eccellenza e che vogliamo torni ad essere il cortile dei sogni secondo il progetto di Don Bosco, attraverso un patto chiaro con gli adulti e delle regole di rispetto affabili, ma efficaci, con i ragazzi». Infine don Spreafico ha accennato «al consolidamento attraverso il Catechismo dell'iniziazione Cristiana dei rapporti con le famiglie e i genitori, tessendo così la trama di tutta la comunità». E scherzosamente ha aggiunto: «Se accanto a questi alti obiettivi mettiamo anche una chiesa da riparare dal terremoto, un oratorio da costruire ex-novo e un campaniletto che dondola non c'è proprio da perdere tempo».
Infine un augurio «che vuole essere un omaggio alla mia famiglia e alla terra che mi ha visto crescere, credere e rispondere alla chiamata di Dio. Prendo spunto da una immaginetta che riceverete alluscita dalla chiesa: rappresenta la statua che troneggia nell'abside del Santuario della Madonna dei Campi di Brignano. È di Andrea Fantoni. Mostra la Madonna Immacolata nell'atto di schiacciare con il suo piede il serpente antico, il diavolo, sotto i suoi piedi. Tiene per mano il Bambin Gesù, con due particolari curiosi ed interessantissimi: il piedino di Gesù appoggia su quello di Maria con il duplice significato: Maria sta insegnando a suo Figlio come si sottomette il maligno ma anche Maria riesce a sconfiggere il male perché alla forza della sua umanità si appoggia la potenza di quel piccolo piede divino. Inoltre le due figure sono sbilanciate verso lesterno, mentre si tengono per mano: sono in equilibrio, solo stando insieme».
E così ha concluso: «Ecco, cari parrocchiani: Maria, la Chiesa, noi, possiamo sconfiggere il male e camminare sulla via della Grazia, soltanto se lasceremo che il Signore appoggi la sua forza su noi e agisca attraverso noi. Teniamogli la mano, sarà lui a tenere la nostra con la forza del suo Spirito».
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