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CORONAVIRUS. LA SCUOLA

Caso mascherine: «Condanne? Da che pulpito»

Uno studente della media «Diotti» di Casalmaggiore replica alle critiche: «Eccessive. Tanta amarezza per quelle parole pesanti espresse senza sapere come sono andate davvero le cose»

Cinzia Franciò

Email:

cfrancio@laprovinciacr.it

22 Gennaio 2021 - 09:55

Caso mascherine: «Condanne? Da che pulpito»

CASALMAGGIORE (22 gennaio 2021) - Uno studente della scuola media «Diotti» di Casalmaggiore, Lorenzo Campana, ha scritto una lettera al giornale La Provincia per commentare i fatti avvenuti nell’istituto che frequenta, e in particolare il gesto compiuto da alcuni compagni di studi, che hanno rovinato alcune mascherine anti-Covid fornite dalla scuola con scritte e tagli, di fatto rendendole inutilizzabili. Altri ragazzi hanno rifiutato di ritirarle, ritenendole poco gradevoli esteticamente. Pubblichiamo volentieri il suo scritto come spunto di riflessione anche per gli adulti.

Sono uno studente di una terza dell’Istituto comprensivo «Diotti», la scuola media che è stata recentemente presa di mira dalla cronaca locale e nazionale oltre che dai cittadini di Casalmaggiore. Scrivo questa lettera perché provo una profonda amarezza nei confronti dei miei concittadini e di alcune testate giornalistiche e radiofoniche che, pur non sapendo come stanno veramente le cose, si sono permessi di insultare non solo noi studenti, ma anche i nostri genitori e il personale scolastico.
Ora vi spiego cosa è successo realmente. Due ragazzi di terza si sono messi a giocare con le mascherine consegnate loro dalla scuola, «decorandole» e ritagliandole, una di quelle cretinate che alla nostra età possono ancora venir permesse. Invece, i giornali e la «famosa» trasmissione radiofonica di Radio 2 hanno tirato in mezzo tutti gli studenti come «no mask» dicendo che siamo dei pirla, che «se la nostra patria è in mano a noi siamo messi male» e che siamo una generazione concentrata sui selfie e sciocchezze varie; tutto questo detto da due signori che nella vita non hanno niente di meglio da fare oltre ad insultare dei ragazzi dietro un microfono e mi permetto di dire, come risposta, che «Il ruggito del coniglio rimane sempre di un coniglio».
Ma ancora più vergognoso è il comportamento dei cittadini casalaschi che attraverso i social si sono permessi di insultare: noi alunni che rischiamo una nota se al cambio dell’ora ci abbassiamo due secondi la mascherina, i nostri professori sull’orlo dell’esaurimento per gli sforzi disumani che fanno nel loro lavoro, cambiato enormemente per colpa di questo Covid. Cittadini che si sono permessi di prendere a parole i nostri genitori dicendo che sono incapaci di trasmettere l’educazione ai loro figli, anche se questi «santi» non hanno figli e non hanno idea di cosa si provi e come funzioni questa vita. Rimango deluso anche da quelle persone che dovevano difenderci e proteggerci ma non l’hanno fatto. Con questa lettera voglio dire a tutte queste persone che cercano di insegnare agli altri quello che non sanno fare loro, che parlano senza conoscere la verità e si credono superiori a tutti, stando dietro uno schermo, di rifletterci e pensare se la figura dei «pirla» e dei vergognosi irresponsabili non l’abbiano fatta loro, parlando di quello che non sanno e criticando gli errori altrui, magari nascondendo i propri. Non scrivo questa lettera solo per difendere i miei compagni e il loro comportamento ma soprattutto per denunciare la superficialità delle persone che ci hanno giudicato senza riflettere su quanto questa maledetta pandemia ci stia togliendo. E credo che il compito di una società sia di difendere i propri figli.

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