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LA RIFLESSIONE

Il Bancomat in chiesa portafoglio degli ultimi

Luca Puerari

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24 Novembre 2020 - 07:53

Il Bancomat in chiesa portafoglio degli ultimi

L’offerta alla Caritas diocesana oppure all’Istituto diocesano per il sostentamento del clero con il bancomat o con la carta di credito è una prassi non nuova tra i fedeli praticanti ma nella parrocchia di Santa Giulia a Cicognara, territorio al confine tra il Casalasco e il Viadanese, è stato fatto un passo in più: da domenica la donazione con le carte elettroniche può essere effettuata direttamente in chiesa. L’annuncio di don Andrea Spreafico - di cui abbiamo dato conto in un paio di servizi sui giornali di domenica e di ieri - rappresenta una novità che ha suscitato curiosità, interesse e - come vedremo - purtroppo ancora una volta ha scatenato il popolo degli «haters» sui social che non perdono occasione per distribuire offese a casaccio. Il progetto sperimentale della Diocesi di Cremona, non a caso avviato in coincidenza con la Giornata di sensibilizzazione per il sostentamento del clero, è partito domenica e consente di effettuare le offerte grazie a un bussolotto elettronico che utilizza bancomat e carte di credito. Ogni fedele può scegliere la destinazione della sua offerta che viene effettuata con la garanzia dell’anonimato. Questo sistema — ovviamente — può anche essere utile quando si è sprovvisti di contanti ma si vuole comunque lasciare un sostegno concreto alla propria parrocchia. Fin qui la cronaca. Una opportunità in più, una novità ben accolta dai parrocchiani di Cicognara che domenica, in alcuni casi, hanno persino chiesto l’aiuto di don Spreafico, nell’occasione «tutor tecnologico» pronto a spiegare la procedura da seguire per fare l’offerta.

Ma ovviamente sui social — segnatamente Facebook — si è scatenato il putiferio con decine di commenti al veleno e carichi di una rabbia senza senso. Alcuni esempi tra i tanti: «Che indecenza, non hanno proprio nessuna vergogna, se potessero ti caverebbero il sangue»; «Tutto ovviamente esentasse… Mi viene da bestemmiare forte»; «Portate i soldi al canile, non dateli ai preti»; «Vergognosi»; «Manca solo questa, tutti i lingotti d’oro che hanno...». E così via: decine di commenti offensivi. Per la verità nel variegato popolo di Facebook c’è anche chi cerca di argomentare e di convincere gli «odiatori in servizio permanente effettivo» della bontà dell’iniziativa e più in generale del ruolo della Chiesa, ancora di più in un momento storico drammatico come questo. Ma soprattutto, attraverso i social è arrivata la risposta di don Andrea Spreafico, sintetica ma efficace: «La nostra comunità negli ultimi 7 anni ha pagato bollette a famiglie bisognose per 29.747,77 euro con gioia. Tutto il resto è noia». Poche parole, con tanto di citazione finale di Franco Califano, che rispediscono ai mittenti tutte le offese. Bravo don, giusto replicare. Non è necessario essere credenti praticanti per riconoscere alla Chiesa un ruolo sociale insostituibile, un ruolo da protagonista guadagnato sul campo. La Chiesa da sempre aiuta gli ultimi, da sempre offre riparo ai bisognosi e ai rifugiati. Chi non se ne accorge è sconnesso dalla realtà e forse passa troppo tempo su Facebook. In Italia il welfare non è in toto in capo allo Stato ma le parrocchie come Cicognara, e come tante altre a migliaia, e le Caritas diocesane ogni giorno aiutano milioni di persone in difficoltà. Bollette da pagare, pacchi alimentari, sostegno abitativo: le necessità sono molteplici e negli ultimi quindici anni purtroppo sempre crescenti. Insomma, il bancomat in chiesa è il portafogli degli ultimi. Inoltre non dobbiamo dimenticare il ruolo degli oratori, «palestra di vita» per milioni di ragazzi, le cui attività vanno sostenute e alimentate. Questi sono fatti. E chi parla di una Chiesa arricchita che «succhia il sangue» ai fedeli (peraltro le offerte sono libere) dovrebbe avere la capacità di distinguere i livelli. Se è vero che dal Vaticano arrivano alcuni esempi poco edificanti — il recente scandalo che ha coinvolto il cardinale Angelo Becciu è solo l’ultimo, ma potremmo ricordare anche le polemiche sulla ristrutturazione da 800 mila euro nell’attico del cardinale Tarcisio Bertone — è doveroso ricordare che un prete «guadagna» mille euro al mese, un vescovo vicino alla pensione riceve 1.338 euro netti al mese. Lo stretto necessario per vivere, niente di più. Quant’è lontana Cicognara dal Vaticano.

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