Cerca

Eventi

Tutti gli appuntamenti

Eventi

LA TRAGEDIA DI PONTETERRA

L'associazione Mia: rispettiamo la grande sofferenza della madre

Francesco Pavesi

Email:

fpavesi@cremonaonline.it

28 Novembre 2018 - 07:33

Il cordoglio dell'associazione Mia: 'A Silvia, Marco, ai fratelli e a tutte le donne e i bambini vittime di violenza'

Marco Zani e i fiori depositati fuori dalla casa della tragedia

CASALMAGGIORE - La tragedia di Sabbioneta - la morte a soli 11 anni di Marco Zani, in seguito all'incendio della sua casa di Ponteterra per il quale il padre Gianfranco si trova in stato di custodia cautelare - ha lasciato sgomenta l'intera comunità del territorio dell'Oglio Po. Su quanto avvenuto giovedì 22 novembre, le donne dell’Associazione Mia (Centro Antiviolenza di Casalmaggiore) "come cittadine e operatrici del settore, esprimono profondo cordoglio". Il pensiero "va alla mamma, Marco, ai fratelli. A tutte quelle donne e bambini che quotidianamente e silenziosamente subiscono umiliazioni, violenze fisiche, psicologiche, sessuali, economiche, maltrattamenti famigliari ma non trovano forza e strumenti concreti per uscirne. Nel momento di forte vicinanza alla sofferenza di questa famiglia, chiediamo a tutte le Istituzioni, scuole, associazioni del territorio casalasco-viadanese e alla comunità intera, di lavorare insieme per ascoltare e credere alle donne, per proteggerle e intervenire tempestivamente non sottovalutando segnali e rischi che emergono dalle loro testimonianze. Dobbiamo trovare coraggio, professionalità e risorse per prevenire e contrastare questo fenomeno a partire dall’abbattimento di quegli stereotipi che, in nome di una più ampia unità famigliare, rendono difficoltoso il riconoscimento del problema e ritardano l’attuazione di un già complesso programma a tutela delle vittime. Esortiamo oggi l’opinione pubblica, i mezzi di comunicazioni e la cittadinanza al raccoglimento, alla riflessione, non avanzando parole, giudizi ed interpretazioni che possano ledere ulteriormente la sofferenza della donna e dei figli che da mesi e forse anni vivono nel terrore e nella precarietà del loro futuro. Non dobbiamo minimizzare e giustificare atteggiamenti di discriminazione, prevaricazione e odio all’interno di relazioni famigliari: segnali spesso premonitori di comportamenti ancora più violenti. Mettiamoci in rete, ciascuno con le proprie energie e competenze, per sviluppare un modello di lavoro integrato che parta da presupposti ideologici e operativi condivisi. Dobbiamo tutti iniziare a considerare ogni atteggiamento violento come un problema sociale e quindi pubblico, anche se agito all’interno di una dimensione privata come quella delle mura domestiche. Poniamo al centro del dibattito pubblico, i diritti di donne e minori a rimanere nel proprio ambiente e in condizioni di sicurezza. Le operatrici dell’Associazione Mia si mettono a servizio delle donne e della Comunità tutta, per costruire insieme una cultura di rispetto e pari opportunità, per uomini e donne, per farci unitamente attori nella realizzazione di una società migliore e più giusta, anche attraverso un’educazione libera da pregiudizi con cui crescere i bambini e le bambine di oggi, unica e necessaria opportunità di cambiamento".

© RIPRODUZIONE RISERVATA DI TESTI E FOTO

Commenta scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su La Provincia

Caratteri rimanenti: 400