L'ANALISI
LA TRAGEDIA DI PONTETERRA
24 Novembre 2018 - 08:12
CASALMAGGIORE - «Non so se sapesse che Marco era in casa giovedì pomeriggio, ma mi minacciava sempre dicendo ‘vi brucio in casa quando ci siete tutti e quattro’. Per me lo ha fatto apposta: se avesse voluto solo bruciare la casa perché non lo ha fatto alla mattina, quando i bambini sono a scuola? Invece lo lo ha fatto alle quattro, quando sa che i bambini sono in casa».
Silvia Fojtikova, 39 anni, mamma del piccolo Marco, tramite i suoi avvocati Maria Delmiglio e Andrea Cirelli risponde alle domande dalla stanza del reparto di Pedriatria dell’ospedale Oglio Po in cui è stata ricoverata. Con le parole spezzate dalle lacrime e dalla voce del figlioletto più piccolo, Fabio (4 anni da compiere), Silvia ripercorre gli attimi drammatici della tragedia: «Alle quattro e un quarto, appena arrivato il piccolino dall’asilo, siamo partiti in auto per portare il grande all’oratorio a Cicognara. Marco non ha voluto venire con noi perché ci ha detto che avrebbe giocato in pace con un videogioco nella sua cameretta. Appena sono rientrata a casa, ho visto Gianfranco uscire con il furgone dalla via. Voleva venirmi contro, ma l’ho schivato e ho accelerato forte perché mi sono spaventata. Intanto che ero al telefono con i carabinieri mi sono accorta che stava uscendo del fumo da casa. Ho buttato giù il telefono e sono corsa di sopra, ma non riuscivo a entrare nella cameretta di Marco. C’era una trave, un qualcosa, che me lo impediva. Il piccolino mi aveva seguito di sopra, così l’ho riportato giù e sono risalita una seconda volta, ma ancora non riuscivo a entrare. Non riuscivo né a respirare né ad andare avanti. Dopo tre quarti d’ora lo hanno tirato fuori ma era tardi».
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