L'ANALISI
30 Maggio 2018 - 07:18
Vando Falchi, nel '43 e in una foto recente
DOSOLO - «C’erano più morti ai lati della strada che neve a terra». Queste le uniche parole che Vando Falchi, classe 1921, aveva confidato al figlio Elio parlando della sua terribile esperienza nella campagna di Russia. Lunedì 28 è stato celebrato il funerale dell’alpino della Tridentina che mercoledì 30 avrebbe compiuto 97 anni: all’ultimo saluto hanno partecipato anche i membri più giovani dell’Associazione alpini Valgranda di Novellara: nel ‘95 i reduci erano ancora 12, ora non c’è praticamente più nessuno. Un uomo «dolce, affabile, solare, disponibile per tutti» che visse una terribile esperienza poco più che ventenne.
«Nell’estate del ‘42 era partito per la Russia in divisa estiva perché si pensava a una guerra-lampo ma poi le cose andarono diversamente. Nel corso della ritirata ha partecipato alla battaglia di Nikolajewka del 26 gennaio 1943 quando le truppe dell’Asse — continua Elio — riuscirono a forzare la ‘tenaglia’ dell’Armata Rossa ma poi è stato fatto prigioniero dai russi. Passò attraverso molti campi, l’ultimo nell’Uzbekistan prima di tornare a casa nel Natale del ‘45». Il figlio: non voleva raccontare il suo dolore. Il ricordo del sindaco: persona straordinaria.
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