L'ANALISI
11 Marzo 2018 - 08:15
La sede dei servizi sociali di Cremona
CREMONA - Una moglie, due figli, a Cremona da vent’anni. Ha sempre lavorato, ma quando la crisi, nel settore edile, ha iniziato a ‘mordere’, gli introiti sono calati. Morale: non è più riuscito a pagare la rata del mutuo della casa acquistata nel 2006 e quell’immobile lo ha perso.
Si è rivolto al Comune, il signore Mecaj, albanese, ma la soluzione trovata dai servizi sociali, ormai un mese e mezzo fa, non è affatto soddisfacente. «Ci hanno dato una piccola casa. Dormiamo in quattro in una stanza, a Solarolo Monasterolo. E’ una sorta di ostello gestito dal parroco. C’è un bagno e una cucina in comune. Non è, chiaramente, una sistemazione che può andare bene per una famiglia. E poi le distanze. Ogni giorno quaranta chilometri per portare i figli a Cremona (dove frequentano uno l’asilo e l’altro le medie, ndr). E proprio per via delle distanze rischio di perdere il lavoro, perché non sempre è possibile stare dentro gli orari. Io lavoro a Caorso. L’altro giorno, con la nevicata, eravamo pressoché bloccati in paese». Che cosa chiede Mecaj è presto detto: una casa in città, che gli permetta di gestire al meglio la vita della sua famiglia.
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