L'ANALISI
07 Febbraio 2018 - 08:35
VIADANA - «Sono stato trattato come un malato immaginario e in mala fede e, invece, purtroppo sono affetto da una grave patologia che al pronto soccorso del Maggiore di Cremona non mi hanno diagnosticato». C’è grande amarezza nelle parole di L.G., 56enne di Viadana, nel raccontare la sua disavventura vissuta l’11 gennaio scorso. «Già da più di un mese soffrivo di forti dolori reumatici, febbricola, debolezza estrema e poi lingua gonfia e denti dolenti e anche un focolaio al polmone in fase di cura con antibiotici. Sintomi strani ed enigmatici che tra medico di base, specialisti, esami e referti non trovava soluzione. Abbattuto dai tempi lunghi della sanità quel giorno mi alzo da letto e capisco che non ce la faccio più e sto per svenire, cosi telefono al mio medico che mi consiglia di andare al pronto soccorso. Scelgo Cremona perché l’ultimo specialista che mi aveva visitato era in quell’ospedale e si era mostrato così disponibile e professionale da infondermi un’estesa fiducia nell’intera struttura ospedaliera. Ma così non è stato. Sono stato trattato come un paziente immaginario e rispedito a casa».
Il giorno successivo, con sintomi immutati, L.G. si reca al pronto soccorso di Parma dove «un medico mi ha semplicemente ascoltato, ha guardato le mie carte, ha fatto due accertamenti veloci diagnosticando un addensamento polmonare con anemizzazione e ha rilevato la necessità di un ricovero immediato. Purtroppo la malattia è seria e non è una polmonite».
Così la Direzione Ospedaliera: "Spiace per l'accaduto, ma la procedura adottata è stata corretta. Dispiaiuti per la percezione di mancato ascolto".
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