L'ANALISI
12 Dicembre 2016 - 10:56
Una infermiera in un reparto maternità
CASALMAGGIORE - Che ne sarà del punto nascita dell’Ospedale Oglio Po? Secondo quanto pubblicato dal Corriere della Sera, venerdì è arrivato il parere del Comitato percorso nascita nazionale secondo cui il reparto è da chiudere perché fa registrare meno di 500 parti all’anno. Resta da capire, però, quali siano ancora i margini di intervento, perché detto parere è sempre stato definito come consultivo. Il Comitato di cittadini per la difesa dell’ospedale punta sul fatto che l’Oglio Po è l’unico per acuti della zona e che è stato individuato come struttura interdistrettuale, con un potenziale di 800 parti all’anno. Tutti gli sguardi, ora, sono rivolti alla Regione Lombardia, per capire che intenzioni abbia e se possa intervenire o meno.
A seguito della notizia apparsa sulla chiusura del reparto di maternità dell’Oglio Po di Casalmaggiore prende posizione il segretario della Lega Nord dell’Oglio Po, Cedrik Pasetti: "Come volevasi dimostrare, avevamo previsto che il governo fosse in attesa dell’esito referendario per diffondere la notizia di una decisione già da tempo presa. Ed ecco, come per incanto, che l’ultimo atto assunto dal Ministro alla Salute, Beatrice Lorenzin, di un governo dimissionario è stato chiudere cinque reparti di maternità in Lombardia. Se non fosse una decisione già annunciata sarebbe una vergognosa ripicca per l’esito del referendum".
E di una "scelta miope contro il territorio" dell'Oglio Po" parla Andrea Fiasconaro (M5S di Viadana). "La decisione del Ministero, comunicata con grande tempismo dopo il referendum costituzionale, di chiudere entro il 2017 il punto nascita dell'ospedale Oglio Po, risulta miope e contro il territorio. Il punto nascita è un servizio irrinunciabile per tutti quei cittadini che vivono in periferia o in provincia, spesso in località non sufficientemente servite. Poche righe di una lettera per chiudere un servizio importante come il punto nascita sono una beffa. Certo i numeri parlano chiaro: non si raggiunge la soglia dei 500 parti all'anno, ma tentativi per risolvere il problema se ne potevano fare incoraggiando, per esempio, una programmazione che puntasse su percorsi di gravidanza fisiologica, case del parto, rapporti capillari con i consultori della zona e soprattutto sulla rotazione del personale sanitario tra grandi e piccole strutture per far mantenere l'esperienza. La scelta finale della chiusura del punto nascite è del ministro Lorenzin, componente del governo dimissionario Renzi, ma se l'Oglio Po ha perso attrattività negli anni soffrendo la mobilità passiva delle partorienti anche verso altre regioni, è anche per la mancata programmazione regionale distante e penalizzante per i territori di confine, come a ben vedere l'Oglio Po è e come non gli è però spesso riconosciuto dalle politiche di Maroni. Non dimentichiamo che la zona avrebbe una potenzialità di circa 800 parti all'anno, superiore sicuramente al limite dei 500. Ora l'obiettivo deve essere il mantenimento e dunque il potenziamento di tutti gli altri reparti dell'Ospedale Oglio Po, perché la chiusura del punto nascita potrebbe essere il campanello d'allarme per tutta la struttura ospedaliera. Basta depotenziare l'ospedale!".
“Maroni non faccia il furbo e si assuma le sue responsabilità. L’organizzazione della sanità è di competenza regionale, non faccia scaricabarile su Roma”. Così i consiglieri regionali del Pd Marco Carra e Agostino Alloni commentano l'annuncio dell'imminente chiusura di cinque punti nascita in Lombardia, tra cui quello dell'Oglio Po, che il presidente Maroni attribuisce indebitamente a una imposizione del Governo. “Come Maroni sa benissimo – spiegano – questa è una decisione presa dal Governo Berlusconi, di cui lui era ministro, poi confermata dall’intesa tra Stato e Regioni. Per la Lombardia l’ok venne dato dall’allora assessore alla Salute il leghista Luciano Bresciani. Nel 2015, su insistenza del Pd, il Governo Renzi ha introdotto la possibilità di prevedere deroghe per casi particolari. Se Maroni avesse voluto, avrebbe avuto tutto il tempo di risolvere la questione dell'Oglio Po, anche perché è in possesso di tutti gli standard di sicurezza, compresa la terapia intensiva attiva ventiquattro ore al giorno e ci sono buoni motivi per ritenere che con adeguati investimenti sul personale ostetrico e il corretto presidio dei consultori territoriali il numero dei parti aumenterebbe considerevolmente, recuperando le tante persone che oggi si recano a partorire fuori regione.”
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