L'ANALISI
17 Marzo 2016 - 09:34
Il ricercatore Fiorenzo Artoni di Casalmaggiore
CASALMAGGIORE — ‘Simulare il tatto in non-amputati’ è lo scarno titolo che annuncia un progetto scientifico di grandissima portata ovvero ridare a persone che per vari motivi hanno perso una mano o una parte del braccio la possibilità di riconoscere la rugosità di una superficie. E, dunque, provare sensazioni che si ritenevano perdute per sempre. Un titolo asettico quello scelto dalla Scuola Universitaria Superiore Sant’Anna di Pisa e dal partner Ecole Polytechnique Fedérale de Lausanne che quasi nasconde lo sforzo comune di un pool di scienziati che hanno acceso una speranza concreta. Molto concreta, per la prima volta al mondo. Fra loro un 29enne di Casalmaggiore, Fiorenzo Artoni, ricercatore presso la Scuola toscana, che ha scelto di non ‘emigrare’ a caccia di soldi e possibilità di carriera per restare in Italia e contribuire alla crescita scientifica del nostro Paese. «In pratica, abbiamo realizzato - spiega Fiorenzo - un dito bionico che consente di percepire superfici lisce o rugose in tempo reale utilizzando una protesi artificiale connessa ai nervi del braccio. Da qui la tecnologia accelererà lo sviluppo di protesi con capacità sensoriali tattili».
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