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VICOBELLIGNANO

Canonizzazione di don Grossi. Messaggio del vescovo ai fedeli

Daniele Duchi

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27 Agosto 2015 - 10:49

Canonizzazione di don Grossi. Messaggio del vescovo ai fedeli

Il beato Vincenzo Grossi

CREMONA - Il vescovo Dante Lafranconi ha inviato un messaggio ai fedeli (sacerdoti, religiosi e laici) della nostra provincia in vista della canonizzazione da parte del Papa del sacerdote cremonese don Vincenzo Grossi.

"Come già sapete, il 18 Ottobre prossimo il Papa dichiarerà santo un sacerdote della nostra Dio­cesi: Vincenzo Grossi. Nato a Pizzighettone il 9 Marzo 1845 fu ordinato sacerdote dal vescovo di Brescia, monsignor Girolamo Verzieri, essendo vacante la sede di Cremona per la morte del vescovo, monsignor Giuseppe Antonio Novasconi. I suoi primi incarichi furono nelle parrocchie di San Rocco in Gera di Pizzighettone e a Sesto Cremonese, seguiti, nel 1871, da quello di economo spirituale a Ca’ de’ Soresini. Il primo mandato effettivo come parroco fu dal 1873, a Regona di Pizzighettone. La popolazione del luogo era da tempo lontana dalla pratica religiosa, ma don Vincenzo vi si dedicò con tanta cura che dopo pochi anni trasformò il piccolo borgo in un 'conventino', come appunto venne definito dai suoi confratelli. In lui ravvisiamo la figura classica, anche se straordinaria, del sacerdote diocesano dedito con fede appassionata alla cura pastorale dei fedeli a lui direttamente affidati, ai quali intendeva presentarsi anzitutto come esemplare discepolo di Gesù nel seguire il Vangelo nonché come umile e avveduto pastore in piena comunione con la Chiesa. Il riconoscimento della sua santità è motivo di lode e di gratitudine al Signore, che, come dice sant’Agostino 'coronando i meriti dei Santi, corona la sua stessa opera'; ma è motivo di gioia e richiamo per tutti noi – anzitutto per noi sacerdoti – a tendere effettivamente alla santità. Nel 1883 don Vincenzo fu pronto a una nuova obbedienza: il vescovo, monsignor Geremia Bonomelli lo destinava come parroco a Vicobellignano. Un terreno particolarmente delicato per la presenza di una vivace comunità protestante. Situazione unica in Diocesi. Difficile? Fors’anche. Ma questo non scoraggiò il nuovo parroco; solamente ne raddoppiò l’impegno per la sua santità personale e per un’azione pastorale intraprendente e saggia. Torna alla mente quanto scrive papa Francesco nella Evangelii gaudium richiamandosi alle espressioni correnti che lamentano le difficoltà del nostro tempo: “Non diciamo che oggi è più difficile; è diverso. Impariamo piuttosto dai Santi che ci hanno preceduto ed hanno affrontato le difficoltà proprie della loro epoca” (n. 263). Impariamo, dunque, anche da san Vincenzo Grossi. Egli era consapevole, come lo siamo noi, che per preparare il futuro buono della Chiesa e della società, è indispensabile formare la gioventù. Per favorire la loro educazione cristiana occorrevano persone dedite a questa opera con lo spirito e la dedizione di chi si consacra totalmente a una missione. Formò pazientemente quelle donne che costituirono il primo nucleo di una Congregazione religiosa. Per favorire il loro inserimento nella vita pastorale, particolarmente tra i giovani, volle che anche nella loro foggia esteriore si presentassero non nella tradizionale divisa delle suore, ma in abito semplice simile al comune vestire femminile. A sottolineare il peculiare carisma volto alla formazione cristiana della gioventù, la Congregazione si chiamò “Figlie dell’Oratorio”, presenti e operanti anche oggi nella nostra Diocesi. E ne siamo grati. Attraverso loro don Vincenzo fa risuonare a noi tutti due richiami. Il primo riguarda il valore della vita consacrata che merita la nostra preghiera e il nostro apprezzamento particolarmente in questo anno in cui il Papa ha voluto porre all’attenzione della Chiesa il carisma della vita consacrata nelle sue varie forme che continuano a segnare la storia della Chiesa, risvegliando in tutti i cristiani il riferimento a Dio “sommamente amato” (LG, 44). Riscoprire il primato di Dio nella nostra vita è questione fondamentale nel nostro tempo sollecitato da tante distrazioni verso ciò che è effimero e insufficiente a saziare il desiderio profondo degli uomini. Il secondo richiamo riguarda l’urgenza educativa che la Chiesa, assieme alla famiglia e ad altre Istituzioni, da sempre ha avuto a cuore e che nei nostri paesi ha trovato una sua peculiare espressione attraverso gli Oratori. Essi costituiscono una presenza ancora valida, anche se ha bisogno di essere ripensata e rinnovata come si sta facendo. Ora, al di là di nuove prospettive o cambiamenti, quello che più conta è la riscoperta della passione educativa e la dedizione – che è qualcosa di più della disponibilità – di adulti che vogliono investire tempo, energie e creatività in questo ambito prezioso per il presente e per il futuro. Chiediamo al nuovo Santo che ottenga dal Signore vocazioni di autentici educatori per la Congregazione delle Figlie dell’Oratorio e per le nostre parrocchie. Alla sua intercessione uniamo la nostra preghiera e la testimonianza di una vita veramente cristiana. La preparazione spirituale alla canonizzazione del beato Vincenzo Grossi accompagni la ripresa dei percorsi pastorali disponendo ciascuno di noi a vivere nel quotidiano il suo esempio di amore a Dio e di servizio ai fratelli".

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