L'ANALISI
10 Luglio 2015 - 19:22
Una fase del faccia a faccia tra Maroni e i sindaci
CASALMAGGIORE — Ospedale Oglio Po, distretto sanitario di Viadana, presidio di Bozzolo: resteranno uniti nella nuova Azienda socio-sanitaria territoriale di Cremona oppure finiranno in quella di Mantova come chiedono i sindaci virgiliani? Oppure ancora, si opterà per una unica Asst Cremona-Mantova (ipotesi sempre gradita in riva al Mincio)? Roberto Maroni, presidente della Regione, giunto venerdì 10 luglio alle 15.15 all’Oglio Po per illustrare, insieme al presidente della commissione Sanità Fabio Rizzi, l’evoluzione («non chiamatela riforma») del sistema socio-sanitario lombardo, in conclusione dell’incontro ha lasciato il cerino in mano ai consiglieri regionali eletti: «Non sono contrario alle modifiche, la bozza non è blindata. Però ho la necessità di rispettare i tempi e di approvare la legge entro il 31 luglio. I consiglieri regionali eletti (cremonesi e mantovani, comunque riuniti in una unica Ats, ndr) si mettano a lavorare con Rizzi per formulare una proposta condivisa da tutti prima che si riunisca il consiglio regionale: se quella proposta ci sarà mi impegno a metterla in approvazione. Se non ci sarà, decideremo in autonomia». L’incontro, affollato di operatori sanitari, amministratori e politici (molti viadanesi, nessun consigliere, oltre al sindaco Filippo Bongiovanni che ha fatto gli onori di casa, per Casalmaggiore), si è tenuto in una ‘caldissima’ — ma soprattuto per la temperatura — sala convegni. Maroni ha subito sottolineato ai giornalisti per ribadirlo poi nella riunione: «Siamo qua per ascoltare sindaci, medici e cittadini. C’è una proposta, ma non è blindata. Se riescono a convincermi sono pronto a cambiare idea. Ma una cosa la voglio chiarire: con la legge non si vogliono chiudere ospedali, perché i risparmi che otterremo con la razionalizzazione delle aziende, da 300 a 350 milioni, li reinvestiremo nella sanità».
All'incontro di Casalmaggiore era presente anche una delegazione di sindaci cremaschi per perorare la causa dell'autonomia dell'ospedale maggiore di Crema. E c’è forse qualche speranza in più che la legge di riordino della sanità lombarda — che si comincerà a discutere martedì 14 luglio al Pirellone e che dovrebbe essere votata in via definitiva entro fine luglio-primi di agosto — possa tenere in considerazione la spinta dal basso che proviene da cinquanta Comuni tra Cremasco e Alto Cremonese affinché venga mantenuta, seppur con la nuova denominazione di Asst, l’azienda ospedaliera di Crema. Roberto Maroni, in conclusione dell’incontro, e a sintesi dei vari interventi, ha tenuto aperta la porta: «Non sono contrario alle modifiche, la bozza non è blindata. Una Asst in più o in meno non mi cambia la vita, ma è anche vero che una Asst forte aiuta più che due piccole. Però ho la necessità di rispettare i tempi e di approvare la legge entro il 31 luglio. I consiglieri regionali eletti (cremonesi e mantovani, comunque riuniti in una unica Ats, ndr) si mettano a lavorare con Rizzi per formulare una proposta condivisa da tutti prima che si riunisca il consiglio regionale: se quella proposta ci sarà mi impegno a metterla in approvazione. Se non ci sarà, decideremo in autonomia».
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