L'ANALISI
23 Maggio 2015 - 11:12
Sara Zardi, sorella di Arianna
CASALMAGGIORE - «Mi sveglio il mattino e ancora non ci credo». Sara Zardi, 36 anni, sorella minore di Arianna, la ventincinquenne di Casalbellotto uscita di casa il 30 settembre 2001 e trovata cadavere due giorni dopo sotto un ponticello di Torricella del Pizzo, ancora non crede d’aver vinto la battaglia combattuta insieme con l’avvocato Giovanni Bertoletti: il caso è stato riaperto dall’ordinanza con cui il gip Guido Salvini dispone il test del Dna sui componenti della cerchia della vittima.
Sara, come sta?«Stanchissima, ma anche felicissima e orgogliosa. Ringrazio il dottor Salvini per l’umanità con cui mi ha ascoltato e anche la Procura che parla esclusivamente di omicidio, al mille per mille».
Quando è stato il momento più difficile?
«All’inizio, quando mi sentivo sola nella mia lotta per la verità».
Lei, con la sua famiglia, ha sempre escluso l’ipotesi del suicidio.
«Impossibile: mia sorella desiderava sposarsi, avere figli. Oltre ad essere appassionata di religioni, tanto da iscriversi alla facoltà di Teologia di Brescia. Perché, poi, buttarsi da pochi metri sul cemento e non nel Po, che scorre lì vicino?».
Ha respinto anche la pista della disgrazia.
«Ho visto il filmato, impressionate, del suo corpo al momento della scoperta. Quel corpo ‘parla’ e presenta lesioni compatibili con un’aggressione. Ma pochi allora mi credevano».
Sino al 2012, quando una nuova perizia ha accertato la presenza di una traccia di dna maschile sugli slip di Arianna.
«Ha avuto una rapporto prima di essere ammazzata. Ma l’autopsia aveva escluso la violenza sessuale. Doveva quindi trattarsi di qualcuno che conosceva. Da allora ho chiesto, come nel caso di Yara Gambirasio ma su un campione infinitamente minore, il ricorso al test biologico».
Una trentina di persone in tutto.
«Secondo me, la verità è lì. Siamo allo sprint decisivo, spero che si metta la parola fine».
Pensa spesso ad Arianna?
«Sempre, non passa giorno. Anche di notte».
In che senso?
«L’ho sognata. Una volta, all’inizio di tutto, mi ha detto che era stata uccisa. In altre occasioni ha aggiunto altre cose, che poi si sono dimostrate tutte vere».
E’ vero che avrebbe voluto chiamare Arianna sua figlia?
«Sì, ma sono arrivati tre maschi che ora hanno 12, 10 e 6 anni. Parlo con loro della zia che non hanno conosciuto».
Vi assomigliavate?
«No: lei era più sensibile e buona mentre io sono più dura e irruenta».
Si reca spesso sul luogo dove sua sorella è morta?
«No. Quel posto mi ricorda che le è stato fatto del male. Ci andrò il giorno in cui potrò dirle che il colpevole ha finalmente un nome».
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