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LUNGO IL PO

Pesca di frodo, "si fermino i predatori del fiume"

Lo chiedono ufficialmente Marco Carra e Agostino Alloni, consiglieri regionali del Pd, alla giunta della Regione

Cinzia Franciò

Email:

cfrancio@laprovinciacr.it

17 Aprile 2015 - 15:29

Pesca di frodo, "si fermino i predatori del fiume"

Accampamento su uno spiaggione davanti a Casalmaggiore

CREMONA - La pesca di frodo nel fiume Po e nei laghi di Mantova deve finire. Lo chiedono ufficialmente Marco Carra e Agostino Alloni, consiglieri regionali del Pd e rispettivamente capogruppo e componente della VIII Commissione Agricoltura del Consiglio regionale. E proprio al presidente di quest’ultima, Cavalli, i due consiglieri chiedono di votare una risoluzione, analogamente a quanto fatto in Emilia Romagna, per poter “condividere e sollecitare un percorso per cercare soluzioni al problema che è sempre più attuale e urgente”.

 

Nella lettera, cui è allegato il testo della risoluzione, Carra e Alloni spiegano che “il fenomeno sta creando una vera e propria azione predatoria realizzata da pescatori che attraverso reti, elettrostorditori e altro operano un progressivo impoverimento della quantità e qualità della fauna ittica determinando un grave danno ambientale ed economico, anche per chi, rispettando le regole, si diletta nella pesca sportiva”.

 

E nella risoluzione si ricorda che “le inchieste hanno rilevato che i pescatori di frodo, solo sull’asse mantovano del Po, sarebbero più di 150, organizzati in almeno 8 gruppi, che si spartiscono il corso del fiume con ruoli precisi e modalità d’azione da criminalità organizzata. Si stima che mediamente ogni gruppo sia in grado di smerciare due carichi a settimana da 20 quintali ciascuno di pescato, in particolare il pesce Siluro”.

 

Nel documento si impegna la Giunta “a prevedere un inasprimento delle sanzioni amministrative e accessorie che fungano da efficace deterrente nei confronti dei pescatori di frodo, valutando l’opportunità di procedere anche al sequestro amministrativo e all’eventuale confisca degli autoveicoli e dei natanti utilizzati, in aggiunta a quello, già previsto, degli strumenti e delle reti; a valutare la possibilità di ridurre i canoni di concessione applicati da Regione Lombardia anche attraverso la stipula con gli operatori fruitori del fiume, di apposite convenzioni, dove in cambio di un canone ridotto, si possa concordare l’installazione, sulle strutture galleggianti di loro appartenenza, di sistemi di video-sorveglianza con la registrazione dei dati nel tempo visualizzabili a distanza; a promuovere il coinvolgimento degli interessati (Comuni, Province, Prefetture) in modo da coordinare interventi efficaci di controllo sulle rive dei fiumi/laghi interessati dal fenomeno quali ad esempio l’obbligo della registrazione delle persone che si apprestano a mettere in acqua la propria imbarcazione in prossimità delle strutture di alaggio e la chiusura delle rampe di accesso al corso d’acqua nelle ore notturne (spesso la refurtiva viene allontanata via terra con furgoni che arrivano al fiume proprio attraverso le strade golenali)”.

 

 

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Commenti all'articolo

  • emeritokoglione

    17 Aprile 2015 - 17:39

    la soluzione è semplicissima ed è una sola, revocare il trattato di Schengen come richiesto anche dalla Francia. E' noto che sono i signori dell' Est Europeo, in particolare i rumeni, a praticare questo tipo di pesca. eventuali accuse di razzismo mi scivoleranno addosso così come l' argomentazione regina che dice:"si tratta di poche mele marce", affermazione molto usata anche in politica e riguardo alle cooperative, ma si sa, basta una mela marcia a far marcire tutto il cesto, BUONASERA.

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  • lakota65

    17 Aprile 2015 - 17:13

    Perché non si rendono note all'opinione pubblica le informazioni sulla nazionalità di queste stimate persone?

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  • Moroni

    17 Aprile 2015 - 15:52

    Senza contare il via vai di barche a motore che viaggiano avanti e in dietro sul fiume Po spero in regola col codice di navigazione .

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