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CASALMAGGIORE

Centro per l'impiego a rischio

Dopo i tagli sull’assistenza ai disabili, nuovo scontro tra la Provincia e i Comuni casalaschi

Marco Bazzani

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cfrancio@laprovinciacr.it

15 Aprile 2015 - 05:00

Centro per l'impiego a rischio

CASALMAGGIORE —Il Centro per l’impiego di Casalmaggiore rischia di chiudere i battenti dal prossimo 1 ottobre. Raccolte alcune voci preoccupate in città, abbiamo chiesto lumi al sindaco, il quale non conferma, ma neppure smentisce. «Non posso negare — dice Filippo Bongiovanni — che nell’attuale situazione l’ipotesi di chiusura non si può escludere, anche se stiamo lavorando per scongiurarla». Ma cosa sta accadendo? La vicenda è legata a doppio filo a quella portata alla luce in questi giorni in merito ai tagli dei finanziamenti provinciali per l’assistenza educativa ad personam per gli studenti che frequentano gli istituti superiori e i percorsi di formazione professionale.

Spiega il sindaco: «Il presidente della Provincia (ora Area Vasta, ndr) Carlo Vezzini, lo stesso giorno in cui ci comunicava le novità sull’assistenza ad personam, ha firmato un’altra lettera indirizzata ai Comuni casalaschi in cui faceva presente che in base alla legge numero 56 del 28 febbraio 1987 è il Comune dove ha sede l’ufficio di collocamento decentrato a dover fornire i locali necessari al suo funzionamento, mentre i Comuni del distretto, in questo caso l’area casalasca, devono compartecipare sia agli oneri sostenuti per la sede che alle spese di funzionamento».

Attualmente, il Cpi è collocato in via Cairoli, nel palazzo già sede dell’Ufficio del Registro — ma fu anche municipio — che in passato era di proprietà comunale. L’amministrazione locale, però, dopo averlo ristrutturato, lo vendette alla Provincia (operazione sottoscritta dalle giunte Toscani e Torchio). L’ultima amministrazione provinciale eletta dai cittadini, guidata da Massimiliano Salini, cedette a sua volta il palazzo al fondo immobiliare Eridano, le cui quote sono possedute al 100% dalla stessa Provincia, che in pratica oggi detiene tutti gli immobili già di proprietà dell’ente di corso Vittorio Emanuele a Cremona (compresa, ad esempio, la caserma dei carabinieri di Casalmaggiore). Fino a oggi la Provincia, secondo Vezzini andando oltre il dettato normativo, ha versato un canone di locazione annuo alla società Prelios Sgr, che gestisce il fondo, ma da ora in avanti, scrive il presidente rifacendosi alla legge Delrio e alla legge di stabilità 2015 (che ha imposto tagli alle risorse e al personale), «si trova nell’impossibilità di garantire la copertura di tali oneri». Ragion per cui «la Provincia si trova nella necessità di disdettare il contratto di affitto».

E dunque, «a decorrere indicativamente da 1 ottobre 2015 l’utilizzo degli uffici di via Cairoli dovrà essere concordato con Prelios Sgr». Vezzini invita i Comuni ad assumersi le spese per locali e funzionamento (ad esempio, utenze e pulizie) «in considerazione della rilevanza fondamentale dei servizi per il lavoro nell’attuale contesto economico-sociale».
«Lo scorso 7 aprile — commenta Bongiovanni — noi sindaci ci siamo incontrati: abbiamo convenuto che le normative vigenti pongono diversi ostacoli alla stipula di contratti di locazione passiva da parte dei Comuni, mentre sembra esserci più disponibilità a caricarsi sulle spalle le spese di funzionamento. Per intanto abbiamo chiesto alla Provincia un approfondimento sui dati di servizio del Cpi e stiamo anche valutando alcune ipotesi logistiche alternative, su cui però servirà l’ok della Provincia stessa». Se non si troverà una soluzione? «Sarà chiusura».

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