L'ANALISI
30 Gennaio 2015 - 15:30
La struttura del Busi che ospita la nuova sede della Guardia Medica
CASALMAGGIORE - "Un medico non ha bisogno di recarsi in zone di guerra o al centro dei focolai delle epidemie per mettere a repentaglio la propria vita”.
L’Unione Medici Italiani, con un comunicato, prende posizione sui fatti avvenuti la notte di domenica 25 gennaio alla guardia medica presso la casa di riposo Busi ed esprime solidarietà alle cinque dottoresse del servizio, "in particolare al medico che la notte del 25 gennaio scorso ha passato dei brutti momenti. Mentre era di turno presso la nuova sede del servizio, la Rsa Conte Carlo Busi di Casalmaggiore, alle 4 del mattino si è presentato nei locali della Guardia Medica D.S., 26 anni, già noto alle forze dell’ordine, per richiedere la somministrazione di un sedativo. La prescrizione ottenuta non deve essergli sembrata sufficiente dal momento che si è ripresentato due ore dopo, armato di coltello, minacciando di morte la dottoressa e le infermiere di turno nella Rsa, se non fosse stato trasportato in ambulanza e ricoverato in ospedale. La vicenda si è conclusa con l’arrivo dei carabinieri, chiamati dal personale che erano riuscite a barricarsi in una stanza. L’uomo è stato arrestato e si trova tuttora ai domiciliari”.
L’Unione Medici Italiani sottolinea i gravi problemi di sicurezza, rivelando che molte perplessità erano già state sollevate già subito dopo il cambio di sede della Guardia Medica. “L’episodio non è che la conferma delle perplessità circa la sicurezza della nuova sede espressa dalle dottoresse in forza al servizio di Continuità Assistenziale in una lettera indirizzata alla Direzione del Distretto, in data 5 gennaio, che tuttora è rimasta senza alcuna risposta formale da parte dell’Asl. Nella lettera si segnalava l’impossibilità da parte dei medici in servizio di controllare gli accessi ai locali destinati alla Guardia Medica perché porte e cancelli della Rsa rimangano aperti per ragioni organizzative anche in orario notturno. Va sottolineato che fino al 29 dicembre scorso la Guardia Medica era sita in un poliambulatorio dotato di telecamere, videocitofono e con la possibilità di chiudere gli accessi. La sede era stata cambiata con l’obiettivo probabile di tagliare le spese. Dopo l’episodio del 25 gennaio – va avanti il comunicato - le dottoresse del servizio di Continuità Assistenziale si sono rivolte alla Direzione Generale della Asl di Cremona per chiedere dei provvedimenti che garantiscano la sicurezza propria e dei pazienti, a cominciare dalla chiusura degli accessi della struttura. A oggi, nonostante le rassicurazioni verbali, l’ASL non ha dato alcuna risposta formale alle richieste delle interessate e, soprattutto, nessun provvedimento concreto è ancora stato preso per garantire l’incolumità di tutti”.
Il dottor Francesco Falsetti, Presidente UMI ricorda che l’eccessiva ricerca di economia in ambito sanitario pubblico mette a repentaglio la sicurezza degli operatori e la continuità del servizio ai cittadini. «Questo è solo l’ultimo di una lunga catena di episodi, alcuni mortali, che costellano tristemente la recente storia del Sistema Sanitario Nazionale».
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