L'ANALISI
29 Dicembre 2014 - 18:47
CASALMAGGIORE (Vicoboneghisio) — «Vedo in don Oidio un prete molto semplice. Ha vissuto in piccole Parrocchie. Ultimamente a Castelleone attendeva agli ammalati e agli anziani della casa di riposo. Ed è bello accogliere in semplicità la possibilità di una trasparenza più immediata nel suo colloquio con il Signore». Parole del vescovo Dante Lafranconi, che nella sua omelia durante le esequie di don Oidio Marinoni, originario di Quattrocase, scomparso a 83 anni, ha colto nel passo evangelico di Luca una similitudine tra le figure semplici di Simeone ed Anna e quella del sacerdote defunto. Sul presbiterio, insieme al presule, tanti sacerdoti. Gremito l’edificio sacro, con fedeli giunti anche da lontano per rendere l’estremo saluto al religioso (vicario a Gazzuolo, parroco di Isolello, Vicoboneghisio e guida spirituale di Camminata, nonchè collaboratore parrocchiale di Castelleone). «Quando venivo a trovarlo — ha detto il vescovo — ci si salutava con una preghiera. Il suo chiedere la benedizione era per vivere appieno quanto il Signore andava disponendo nella sua vita. Quando la malattia si fece più grave, manifestava sempre il suo rammarico di non riuscire più a pregare con la liturgia delle ore. Cercavo di rincuorarlo dicendogli che ci sono altre strade, come il rosario, la via Crucis». Lì per lì don Oidio sembrava soddisfatto «ma puntualmente ripeteva ‘non posso più usare il breviario’. Questo fa pensare al senso di preghiera che la chiesa affida al sacerdote». Monsignor Lafranconi ha anche ricordato quando don Marinoni per il suo 50esimo di sacerdozio, a Castelleone, «se ne uscì con una delle sue espressioni amene: ‘A chi mi dice che sono santo, dico che sono gobbo. Mi vedete umile e dimesso, ma non sono sempre stato così. Qualcuno ha pregato per me’». Al termine della liturgia, la sepoltura nel cimitero di Quattrocase.
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