L'ANALISI
24 Dicembre 2014 - 10:25
La casa di Infante a destra nel riquadro vicino a Bonazzoli. A sinistra la vittima Giorgio Gobbi
VIADANA — Sono state le telecamere di sorveglianza di varie aziende della zona industriale Gerbolina a incastrare il cinquantenne Roberto Infante, originario di Boretto ma domiciliato a Bellaguarda. L’uomo è in carcere con accusa di concorso in omicidio volontario e occultamento di cadavere nell’ambito dell’omicidio di Giorgio Gobbi, commesso da Luciano Bonazzoli lo scorso 4 dicembre all’interno della ditta Luma.
Il cadavere di Gobbi era stato scoperto il 6 dicembre nel bagagliaio della sua Range Rover, nel parcheggio del Centro Torri a Parma, e ora si viene a sapere che già due giorni dopo il ritrovamento del corpo i carabinieri del nucleo operativo di Parma e i Ris erano a Viadana per sequestrare i filmati delle telecamere di sorveglianza di alcune aziende. La prima che sorge proprio di fronte all’ingresso della Luma, ma anche altre lungo la Sp59 e di un distributore sul ponte del Po. L’Arma, in pratica, stava seguendo le tracce del percorso effettuato dall’auto della vittima da Viadana a Parma e proprio da queste utili immagini sono scaturiti prima l’arresto di Bonazzoli e poi quello di Infante. Quest’ultimo è molto conosciuto nella Bassa mantovana ed emiliana in quando ha gestito vari locali da ballo, ultimo dei quali l’Ikebana Summer a Boretto. Separato e con un figlia ventenne, Infante era domiciliato da un paio d’anni in una casa a schiera a Bellaguarda.
«L’arresto di Roberto mi ha sconvolto, non riesco proprio a capire che cosa possa essergli passato per la testa», dice il vicino. «Nei giorni prima dell’arresto era tranquillo, come sempre». Una persona che lo conosce bene, però, rivela: «Ho smesso di frequentare Roberto già da un paio d’anni perché lo vedevo in giro con personaggi che a me sembravano molto loschi».
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