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CASALMAGGIORE

Nuovi poveri, in fila 300 famiglie

Crescono gli assistiti dalla San Vincenzo. «Cifre da emergenza, ma non molliamo»

Cinzia Franciò

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cfrancio@laprovinciacr.it

14 Dicembre 2014 - 10:39

Nuovi poveri, in fila 300 famiglie

La consegna del pacco alimentare

CASALMAGGIORE — Sono 300 le famiglie indigenti che si mettono in fila ai due centri di distribuzione della San Vincenzo per ricevere il pacco alimentare. In massima parte persone straniere cadute nel bisogno a causa della perdita del posto di lavoro. Una realtà da emergenza che la quindicina di volontari dell’associazione benefica fronteggia da anni.

 

«Dal 2010 a oggi — spiega la segretaria Giuseppina Cavedaschi — abbiamo notato un forte aumento delle nuove povertà. Anche nel 2014 il trend è stato lo stesso, portando il numero dei nuclei assistiti a circa 300 fra la città, i dintorni e qualche centro vicino».

 

Domenica 30 novembre si è tenuta la Giornata della San Vincenzo con la tradizionale raccolta di fondi e alimenti. «Dobbiamo dire che nonostante la crisi la gente ha risposto in modo generoso», la conferma. Un bel segnale che però non basta. «Ogni due settimane (ma nei casi di grave bisogno anche settimanalmente, ndr) nei due centri del duomo di Santo Stefano e in San Leonardo distribuiamo il pacco alimentare con pasta, latte, farina, olio, formaggio a volte, scatolame, tonno, legumi, pomodori, biscotti. In questo periodo — spiega Cavedaschi, presidente prima di Massimo Mazzoli — stiamo preparando il pacco natalizio con il panettone». Fino a qualche tempo fa gli alimenti arrivavano all’80% dal Banco alimentare di Parma: ora le proporzioni si sono invertite e il cibo viene acquistato dalla San Vincenzo. In alcuni casi vengono anche erogati fondi per pagare bollette di gas, luce e l’affitto se le risorse di cassa lo permettono. «Lavoriamo a stretto contatto con i Servizi sociali, assumiamo informazioni e in molti casi interveniamo insieme. La prima volta — si precisa — aiutiamo anche senza avere i documenti ma dalla seconda occorre presentare tutte le certificazioni come ad esempio l’Isee. Qualcuno potrebbe approfittarne e ciò non sarebbe giusto verso chi ha veramente bisogno».

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