L'ANALISI
21 Ottobre 2014 - 17:06
CASALMAGGIORE — Sta già diventando un ‘caso’ politico — un po’ alla Peppone e don Camillo — la eventuale futura esposizione, nella sala del Consiglio del palazzo comunale, di un maxi crocifisso (‘Croce dell’Altare’) donato da un cittadino.
La nuova amministrazione comunale di centrodestra ha accettato il ‘regalo’ nella seduta di giovedì scorso e l’opposizione di centrosinistra è in subbuglio. Vedremo poi perché.
Intanto ricostruiamo la vicenda. Un imprenditore casalese ha deciso di donare al Comune un crocifisso ligneo da altare, della seconda metà del Settecento, di scuola napoletana, ponendo però una condizione: ovvero che venisse esposto esclusivamente nella sala consiliare. Il crocifisso è alto 165 centimetri per 90 di larghezza: la parte lignea, che era rovinata, è stata magistralmente restaurata dall’intagliatore casalese Stefano Schiroli. E così il Cristo dagli occhi di vetro — una particolarità che colpì il donatore, appassionato d’antiquariato e d’arte sacra, quando acquistò il crocifisso a un mercatino una ventina di anni fa — potrebbe presto campeggiare nel salone, presumibilmente sulla parete di fronte al grande dipinto del Diotti che raffigura il giuramento di Pontida, la stessa parete che ora ospita una piccola croce sopra la fotografia del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
Ed è a questo punto che interviene l’opposizione guidata dal capogruppo Pierluigi Pasotto: «Nulla contro la presenza di un crocifisso in una sede istituzionale. Ma appunto di questo si tratta: di una sede istituzionale e non di una chiesa, né di una cappella e neppure di un museo, che peraltro sarebbe la sede ideale. Una presenza di così grandi dimensioni che senso avrebbe? Che questa giunta sia legata a certi ambienti lo ha già fatto capire con i suoi provvedimenti, vedi tra gli altri i 1000 euro concessi ‘ex post’ a quattro parrocchie per i grest estivi senza prendere in considerazione i grest laici di Amici del Po ed Eridanea. Non c’è bisogno di sottolineare ulteriormente ‘l’appartenenza’ in un ambiente che dovrebbe essere la casa di tutti, anche dei laici e di chi è di religione diversa. Per chiudere con una battuta, se facessi fare in ingrandimento alto 165 centimetri della foto di Napolitano, otterrei che venisse esposto?». In effetti, una ‘scappatoia’ sembra esserci. Nella delibera di giunta si parla testualmente di esposizione presso la sala consiliare «o, in caso di impossibilità, presso altro luogo aperto al pubblico». Come andrà a finire?
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