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LA MOSTRA

Baldocchi porta in scena i fossili della contemporaneità

Il creativo cremonese utilizza ‘reperti’ del quotidiano come segno di transitorietà. Tra una portiera di auto graffiata e una pompa di benzina come Excalibur a Torino

Nicola Arrigoni

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narrigoni@laprovinciacr.it

11 Novembre 2025 - 17:02

Baldocchi porta in scena i fossili della contemporaneità

Reparto N. 1 e Reperto N. 4 per la serie Fossil dell'artista cremonese Luca Baldocchi

CREMONA - Una portiera di un’ auto con tre segni che sembrano una sorta di zampata, viene in mente Jurassic Park e il tremendo T-Rex che guarda dentro l’auto. Suggestioni forse, ma non casuali. Quella portiera è una delle due opere dell’artista cremonese Luca Baldocchi, esposte nel centralissimo palazzo Provana di Collegno a Torino nell’ambito di Ultra, mostra organizzata da Diffusissima e curata da Simone Sensi. L’artista presenta per la prima volta due sculture della serie Fossil, un progetto in divenire composto da trentatré opere che riflettono sulla vulnerabilità della materia e dell’essere umano di fronte al tempo, all’erosione e alle forze invisibili che attraversano il presente. Nel linguaggio di Baldocchi, la materia non è mai neutra: è un corpo vivo, esposto alle stesse trasformazioni dell’uomo e della civiltà che la produce. «Con Fossil, ho costruito un archivio di reperti contemporanei, una sorta di archeologia del futuro in cui gli oggetti del quotidiano si trasformano in testimonianze poetiche di un’epoca fragile e contraddittoria – spiega Baldocchi -. Le due opere presentate a Ultra, Reperto N.1 e Reperto N.4, sono due esempi paradigmatici di questa visione, capaci di fondere tensione concettuale e potenza materica».

Luca Baldocchi

«In Reperto N.1, un frammento di portiera metallica, segnato da tagli netti e incisioni chirurgiche, diventa simbolo della fragilità della protezione – spiega l’artista -. Ciò che un tempo aveva funzione difensiva, un guscio, un confine, una barriera, si mostra ora ferito, vulnerabile, ridotto a reliquia. È una scultura che racconta la tensione tra resistenza e caducità, tra la volontà di proteggersi e l’impossibilità di sottrarsi al tempo».

Reperto N. 1 della serie Fossil

Diverso ma complementare è Reperto N.4, dove una pompa di benzina si erge come una moderna Excalibur conficcata nel suolo. «L’opera, con il suo equilibrio tra sacralità e ironia, diventa emblema di potere e dipendenza, ma anche di riscatto – prosegue -. L’oggetto industriale si trasfigura in una scultura totemica, sospesa tra monumento e rovina, capace di evocare tanto la storia dell’energia fossile quanto la nostra ossessione per il controllo». Le opere di Fossil sono dunque reperti immaginari, frammenti di un mondo che si sta già sedimentando nel passato. Ogni superficie porta i segni del tempo, ma non come semplice erosione: le abrasioni e le lacerazioni diventano tracce di vita, indizi di una storia collettiva che riguarda tanto la materia quanto l’uomo che la plasma. In questo modo, Baldocchi costruisce un dialogo tra memoria e futuro, tra rovina e rinascita, tra il gesto dell’artigiano e l’estetica dell’oggetto industriale. Con questa nuova produzione, Luca Baldocchi conferma la coerenza e la profondità di una ricerca che unisce poetica materica e lucidità concettuale. Le sue sculture sono organismi di pensiero, spazi sospesi in cui convivono bellezza e vulnerabilità, passato e futuro, artificio e natura. Ogni opera sembra nascere dal bisogno di restituire peso e presenza a ciò che la nostra epoca tende a rendere invisibile o effimero. «Fossil è, in fondo, un’indagine sulla memoria come forma di resistenza: un modo per trattenere il tempo attraverso la materia, per fissare in un oggetto il respiro di un’epoca che fugge – si legge nelle note alla mostra -. Nel trasformare rottami e strumenti quotidiani in reliquie del contemporaneo, Baldocchi ci costringe a confrontarci con la nostra stessa transitorietà. Le sue sculture ci ricordano che ogni oggetto è destinato a diventare fossile, ma che in quella fossilizzazione può ancora brillare un frammento di luce, un’eco di futuro».

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