di Luca Muchetti
CREMONA — Un ritorno alle origini dalla cornice inedita. La prima volta nei teatri dei Negrita fa segnare il tutto esaurito al Ponchielli e regala al pubblico l’immagine di un gruppo che sembra avere una gran voglia di tornare, almeno per una notte, agli esordi più alcolici e acustici. Erano i primi anni Novanta e «si girava il centro Italia soprattutto, suonando blues». Un vocabolario semplice, tre accordi attorno ai quali si è organizzata e sviluppata l’intera carriera della band di Arezzo, dai furori rock diXXXalle più recenti fascinazioni per i Sud del mondo e per i suoni d’Africa. Questo nuovo tour unplugged, in qualche modo, riassume tutta quanta la strada percorsa fin qui e lo fa nel fragore generale di un pubblico che stenta a rimanere seduto sulle poltrone. «Non siete abituati vero?» chiede alle primebattute della serata il frontman Pau (all’anagrafe Paolo Bruni), spalleggiato dai compagni di palco di sempre Drigo (Enrico Salvi) e Cesare Petricich. Ma la sensazione di straniamento è reciproca. Se Bonanza, Vai ragazzo vai, L’uomo sogna di volare e l’urgenza blues di Bum bum bum, qui rivistitate in chiave elettro-acustica, portano dritti all’origine del suono dei Negrita, il gruppo calato nella magnifica cornice del primo teatro cittadino regala nuova adrenalina, prima ancora che alla platea, ai musicisti sul palco. Fra i pochi a presentare un vero unplugged (la Stratocaster di Drigo fa capolino solo qualche volta per assicurare coloriture alle canzoni), i Negrita mettono in scena il film della loro storia d’amore con il rock d’oltreoceano e col grande blues. Cambio, Hemingway, Brucerò, una versione rarissima di Luna e poi Lontani dal mondo, In ogni atomo, Radio Conga, Rotolando verso Sud, sono le tappe di un viaggio geografico che coincide con una mappa di sonorità diverse e culminato con una manciata di hit come Ho imparato a sognare— il pezzo che li portò al grande pubblico anche grazie all’inclusione nella colonna sonora di Tre uomini e una gamba — Dannato vivere e Mama maè. Un tutto esaurito, quello guadagnato senza sforzi ieri sera al Ponchielli, già strappato a Cagli, e poi Torino, Bologna e Verona. Il tour sembra coincidere anche con un sostanzioso ritorno dei fan della prima ora, grazie a una scaletta generosa di pezzi storici o addirittura secondari, mai suonati o rari da ascoltare in concerto. Questo giro d’Italia si pone come uno spartiacque importante lungo una carriera iniziata nel 1991, quando la scena rock italiana sembrava letteralmente sul punto di esplodere. Un tempo che oggi pare lontanissimo e dal quale i Negrita hanno saputo affrancarsi senza rimanerne schiacciati.
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