CALCIO
06 Giugno 2018 - 09:52
Carlo Cottarelli
CREMONA - Dal colle del Quirinale a Zibello, passando per Bologna alla Repubblica delle Idee: Carlo Cottarelli è il personaggio del momento: in prima serata da Fabio Fazio, a Che tempo che fa, solo per citare l’ultima partecipazione televisiva in ordine di tempo. Domenica l’economista cremonese sarà a Zibello per la seconda edizione del Festival del Pensiero Ribelle che si terrà a Sissa Trecasali e Zibello da domani a domenica prossima, kermesse sostenuta con passione dai sindaci Nicola Bernardi e Andrea Censi. Cottarelli terrà la relazione: "Perché l’Italia è ancora a rischio e come uscirne sarà in buona compagnia. Elsa Fornero, Umberto Galimberti e Stefano Massini i protagonisti della giornata conclusiva del festival".
In questa conversazione con l’economista cremonese non si può che partire dal tema di un festival la cui levatura dei relatori è tale da renderlo interessante e imperdibile.
Cottarelli si definirebbe un ribelle?
«Ma, non proprio, forse un ribelle moderato», dice ridendo.
Cos’è per lei la ribellione?
«La mia ribellione è cercare di non essere conformista. Nella mia vita sono sempre stato in minoranza. Ricordo al liceo Manin che mentre gli altri facevano sciopero, io ero di quelli che entravano… Ora che ci penso, sono sempre entrato».
Allergico allo sciopero?
«No, non in maniera aprioristica, ma all’epoca ero liberale. Nello sciopero non mi ritrovavo».
Oggi sciopererebbe?
Perplesso: «Dipende dalle situazioni. Ma se devo pensare alle mie posizioni credo di aver coltivato una certa coerenza. Il Paese si è spostato ora a sinistra, ora a destra ma io ho cercato di agire con l’idea di fuggire o evitare il conformismo, il pensiero dominante, di mantenere una certa indipendenza di visione».
Qual è il punto fermo del suo ‘pensiero dominante’?
«Mi piace pensare e lavorare per una società che si basi sul merito. Mi piacerebbe che a tutti potessero essere fornite le medesime opportunità e lo stesso punto di partenza. Spetta poi ai singoli in base alla determinazione, volontà e talenti costruire il proprio futuro e la propria posizione sociale. Uguaglianza nei punti di partenza, non in quelli di arrivo. Anche se con limiti. Vincolo non solo i migliori, ma anche i più fortunati. Da qui la necessità di una redistribuzione, attraverso una tassazione moderatamente progressiva».
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