CALCIO
04 Giugno 2018 - 07:50
La signora Donatella (nome di fantasia) ci tiene a far sapere la sua storia perché sa che può riguardare tante altre donne come lei che vivono questo incubo nel silenzio e nella solitudine. La sua vicenda è stata raccolta dagli operatori del Servizio dipendenze dell’Asst. Donatella è giovane, con un buon lavoro. Dopo la separazione dal marito in seguito ad un matrimonio tormentato e senza figli, ha iniziato «per passatempo» a giocare alle slot: la sua sfortuna, e di quasi tutti quelli che sviluppano una problematica di gioco d’azzardo, è stata di aver vinto una buona cifra con una piccola somma, in una delle prime giocate.
Non le era sembrato vero, dopo tante frustrazioni, sentirsi baciata dalla fortuna. Il tempo passato al gioco diventava sempre maggiore offrendole svago: più giocava, più perdeva ma l’emozione dell’attesa di una vincita riempiva tutto il suo mondo facendole perdere progressivamente il contatto con la realtà. Le risorse economiche a disposizione erano inizialmente buone. Quando hanno cominciato a scarseggiare, prima ha venduto i beni a disposizione e poi ha colto le offerte delle finanziarie che le fiorivano attorno, complici nell’alimentare l’illusione che «basta insistere prima o poi si sistemerà tutto con una vincita».
I pochi conoscenti avevano cercato di aprirle gli occhi ma lei era certa riuscire a darsi dei limiti e giocare di meno e poter recuperare il denaro perso. E’ questo — spiegano al Servizio dipendenze — il segnale distintivo che fa capire che si è caduti nella trappola del gioco d’azzardo: giocare non per vincere, ma per recuperare il denaro perso. Evento matematicamente impossibile.
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