L'ANALISI
07 Maggio 2014 - 11:03
Chiedo spazio, chiamato in causa nelle note del 22 e 26 aprile, per esporre alcune considerazioni personali sul problema nutrie. Per quanto riguarda la prima, ho avuto una cortese illustrazione telefonica dalla responsabile della Lav.
Mi scuso, con la signora, premesso che oggi è molto difficile, per il semplice cittadino chiedere i danni ai possessori di quegli allevamenti che liberarono a suo tempo gli animali, però vale il detto che sbagliare è umano, ma perseverare è diabolico. In sintesi non ho avuto una risposta al quesito, ma ho sentito le solite cose, tra le quali, invece dell’abbattimento, si propone la pratica della sterilizzazione. In merito al citato comune di Buccinasco, dove il problema esiste in modo pesante, essendo un territorio ricco di fontanili e sorgive, l’applicazione del metodo, autorizzata dal Comune, che contribuisce in minima parte è gestita dall’Associazione con contributi regionali e in collaborazione con una Università. Però alla cosa è interessato un 5% del territorio e precisamente, in zone urbanizzate, caratterizzate dalla presenza di fontanili. Sul resto del territorio si procede con metodi tradizionali, più sbrigativi e meno costosi, di fronte anche alla contrarietà degli agricoltori alla sterilizzazione.
In merito ai costi, ritengo offensiva e semplicemente ridicola, l’affermazione sentita in questi giorni da altri, secondo i quali l’abbattimento è un pretesto economico da parte dei cacciatori per lucrare soldi. Ritengo vada comunque evidenziato, che i contributi che l’Associazione ottiene dalla Regione, sono ancora soldi pubblici, buttati in una iniziativa impensabile da attuare su tutto il territorio, sia per la praticità che per un impegno finanziario non giustificato per la salvaguardia di un animale che non fa parte del nostro habitat naturale e fa solo danni. (...)
Giampietro Masseroni
(Pescarolo ed Uniti)
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