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Il destino del Cremasco si argina alleandosi con Lodi e Treviglio

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27 Aprile 2014 - 12:05

Manifestazione a Crema
La situazione venutasi a creare, a seguito della intervenuta soppressione del tribunale di Crema, presuppone una chiara presa di posizione delle istituzioni e delle forze politiche, sociali ed economiche della realtà cremasca. Come abbiamo avuto modo di rilevare, non basta constatare un processo di decadenza inarrestabile del territorio cremasco, ma è necessario uno sforzo comune per invertire la linea di tendenza: l’occasione del prossimo confronto elettorale impegna sempre di più coloro che hanno sensibilità e consapevolezza per la difesa degli interessi cremaschi. Già le avvisaglie di tale declino sono apparse anche in ordine al tema della sopravvivenza del nostro ospedale col rischio di un declassamento alla funzione di solo importante presidio di pronto soccorso e di interventi sempre meno di specializzazione medica, ma non solo: si è aperto il tema dei presidi di ordine pubblico, quale la sede della tenenza dei carabinieri, del commissariato di P.S. e degli uffici dell’Agenzia del territorio, già Ufficio del registro.

Vero è che la linea di tendenza è di sopprimere i servizi essenziali decentrati a sostegno di una forte politica di accentramento dei servizi in genere unitamente ad una inarrestabile politica di oneri e di imposte, da quelle locali a quelle centrali, sempre più a carico del cittadino. In pratica è che la conseguenza della riduzione dei servizi e dei tagli sono gli aumenti al cittadino. Non è un caso che gli operatori del diritto e gli ordini professionali abbiano preso posizione per garantire la sopravvivenza del tribunale di Crema, nella consapevolezza che tolto di mezzo questoimportante servizio della giustizia a cascata sarebbero seguiti ulteriori tagli. Così è stato e così sembra essere in atto tale meccanismo. Ma chiedo alle forze politiche: è proprio inarrestabile tale processo? Ma il Cremasco va relegato a modesto borgo di campagna? Ma le istituzioni Regione, Provincia e Comuni stanno a guardare in silenzioso raccoglimento in una sorta di fatalismo? L’analisi della realtà che ci circonda attende risposte adeguate proprio perché sarebbe miope pensare che il Cremasco si confonda con la realtà cremonese. Invero l’oc - casione del dibattito sul futuro delle Province ci pone una serie di opzioni, quali una strategia di alleanze tra il territorio cremasco e quello lodigiano, di Treviglio e di Cassano d’Adda. E’ in questo contesto che ci si deve muovere anche come forze politiche, economiche e sociali e come istituzioni.

Si deve pensare ad una sorta di grande alleanza di questi territori per recuperare terreno e servizi oltre che per garantirne la sopravvivenza non solo dei tribunali ma anche degli ospedali e di tutti gli altri servizi, demolendo l’idea perversa che siano i cittadini a pagare i costi del centralismo. Come non pensare a referendum per nuove aggregazioni di Comuni e di territori che possano diventare interlocutori autorevoli del cambiamento di assetti territoriali proprio per difendere la storia e l’autenticità di terre, comeilCremasco,il Lodigiano,edil Trevigliese? Con questa prospettiva appare una scelta di retroguardia aprire un contenzioso giudiziario tra istituzioni e pensare di ridurre sul piano personale una querelle che, almeno per come è stata posta, attende una risposta: che cosa hanno fatto o non hanno fatto i Comuni ed i sindaci del Cremasco per difendere i loro territori ed i servizi operanti per i loro cittadini? Da parte nostra ci impegniamo a dare credito all’idea di un processo di aggregazione dei territori, anche con il ricorso agli strumenti delle consultazioni referendarie, preludio a garanzia per la sopravvivenza dei servizi e scacco matto all’idea di declino.
Martino Boschiroli (Crema)
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