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L'arbitro aveva una crisi isterica. Ho finto di filmarlo come autodifesa

Gigi Romani

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lromani@laprovinciadicremona.it

27 Ottobre 2013 - 11:54

arbitro fischietto
Scrivo in merito alla mia squalifica di un mese in qualità di allenatore della Pianenghese di terza categoria, per violazione dell’art. 1 della Cgs per comportamento antisportivo e violazione della privacy dell’ar - bitro, ciò in seguito alla partita Vailate Pianenghese di domenica 20 ottobre 2013 terminata con una vittoria meritata da parte del Vailate per 1-0 ma con goal maturato in seguito ad un fallo di mano non rilevato dall’arbitro. Alla fine della partita, mi dirigevo verso l’arbitro per chiedere spiegazioni circa il mancato annullamento del goal segnato dagli avversari. La richiesta è stata fatta in modo veemente, ma senza mai insultare né minacciare l’arbitro. Il direttore di gara che intanto raggiungeva il corridoio degli spogliatoi, alla nostra ennesima richiesta di spiegazioni, aveva una crisi isterica che lo portava ad urlare talmente forte che le sue grida giungevano distintamente negli spogliatoi delle due squadre. A quel punto, avendo constatato che il direttore di gara non aveva la necessaria serenità temevo che potesse scrivere nel rapporto di gara, delle cose non veritiere e pertanto ho finto di riprendere con il mio telefonino (che oltretutto è sprovvisto di telecamera) il momento della restituzione dei documenti di gara al nostro dirigente. Tengo a precisare che non sono mai entrato nello spogliatoio dell’arbitro, che la porta di tale spogliatoio era spalancata, e che la finta ripresa è stata fatto nel corridoio. In pratica volevo far credere all’arbitro che se avesse scritto qualcosa di inesatto sul referto, avrei girato il filmato ai suoi superiori che dimostrava il contrario. Perché ho fatto tale finta ripresa? Perché lo scorso anno, mi sono trovato sul comunicato n.38 del 26.4.2013unasqualifica di quindici giorni, senza che l’arbitro mi avesse notificato alcuna sanzione. La beffa è stata anche che in quel comunicato non veniva esplicitato il motivo della mia squalifica; ancora adesso non lo so, se volevo saperlo dovevo versare una tassa di euro 100. Le chiedo, signor direttore: le sembra giusto che un giudice sportivo, che pure è avvocato, squalifichi un tesserato senza motivare tale decisione? In qualsiasi ambito della vita se uno riceve un’ammenda gli viene spiegato il motivo. Io invece per sapere le motivazioni avrei dovuto spendere 100 euro. Ho fatto questo aggancio all’episodio capitato lo scorso anno, perché siccome il giudice sportivo ritiene unica fonte attendibile il referto dell’arbitro, se questi scrivesse delle cose fasulle, come possiamo difenderci noi tesserati? Per tale motivo ho finto la ripresa filmata perché volevo indurre l’arbitro che era in un momento di poca lucidità a scrivere soltanto la verità. Ho ricercato su Google l’articolo 1 del Cgs e da tale articolo non ho ancora capito quale sia stato il mio comportamento antisportivo e violazione della privacy. Mi piacerebbe che il giudice sportivo mi spiegasse senza chiedermi i 100 euro e anzi considerato che il paragrafo 3 di tale articolo cita: i dirigenti, i soci di associazione ed i tesserati, se convocati, sono tenuti a presentarsi dinanzi agli Organi di giustizia sportiva, potrebbe cogliere l’occasione per convocarmi. Per finire: la squalifica di un mese non mi cambia la vita (anche se mi scoccia parecchio), la mia speranza è che nella vita di tutti i giorni i giudici ascoltino tutte le campane e diano la possibilità a chiunque di difendersi.
Maurizio Mariani
(Madignano)
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