L'ANALISI
09 Febbraio 2015 - 16:24
Desidero ricollegarmi a quanto scritto giorni orsono da un lettore (S. M.) in relazione all’imminente scarcerazione di Luigi Chiatti, il killer seriale pedofilo di Foligno. Va detto che questa vicenda presenta alcuni punti di contatto con quella avvenuta a Cremona nel 1979, che vide protagonista Giulio Collalto, autore dell’omicidio di due bambini. Spesso sentiamo dire che la giustizia italiana è sempre più pericolosa in quanto pare non riesca a trovare un giusto equilibrio tra i reati e le pene da erogare. Due sono i punti cruciali: la poco chiara definizione di pericolosità sociale e l’uso improprio delle perizie. Facciamo degli esempi: un figlio uccide, dopo anni di vessazioni, il padre (parricidio articoli 575/576/577 del codice penale); viene arrestato e, una volta a processo, andrà incontro a una severa condanna (ergastolo o comunque oltre vent’anni di reclusione) perché considerato soggetto socialmente pericoloso. In realtà la sua pericolosità sociale è quasi nulla in quanto l’offender ha compiuto un omicidio di rimozione: tolta la causa (il padre vessatore) non potrà mai più reiterare il delitto. Esempio opposto: uno sfaccendato, bullo perditempo, magari assuntore di sostanze, frequenta costantemente locali pubblici , finché incrocia il classico bravo ragazzo e lì con un pretesto, lo provoca ed aggredisce facendolo cadere a terra cagionandone la morte. Il soggetto andrà a processo con un’accusa di omicidio preterintenzionale (art. 584/ 582 (lesioni personali) 581 (percosse) e riportando una condanna sicuramente mite. In questo caso non si terrà conto della pericolosità sociale del soggetto che in ogni momento potrà reiterare lo stesso reato e risulterà a tutti gli effetti una bomba caricata a tempo. Le perizie invece, che nel caso di Collalto avevano determinato il suo rilascio da struttura protetta con conseguente secondo omicidio, ed ora nel caso Chiatti ne stanno ufficializzando il suo ‘reiserimento’ nella società, sono un grande punto di domanda. Il pessimo uso che si fa delle perizie, in Italia, è proverbiale: in tanti casi non vengono fatte per la ricerca della verità ma esclusivamente per cercare di trarre un vantaggio alla propria parte. Assistiamo a perizie che vanno in senso opposto, dando delle risultanze francamente imbarazzanti. Ciò aumenta anche la confusione e l’incertezza in chi deve giudicare. Ritengo che se non darà la giusta considerazione al concetto di socialmente pericoloso e una corretta interpretazione delle perizie, questa nostra giustizia sarà sempre più pericolosa.
capitano Antonino Di Mora
(Cremona)
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