Leggo su ‘La Provincia’ del 12 giugno ‘Cento posti di lavoro a rischio alla Danone di Casale Cremasco’. La crisi colpisce, implacabilmente, i più deboli (politicamente e sindacalmente). Si parla di trasferimento delle produzioni in Belgio, Polonia e Francia. Quello che mi fa rabbrividire, in un contesto europeo, è la diversità di trattamento e di considerazione che riservano alle popolazioni i grandi gruppi produttivi i quali determinano, sostanzialmente, la ricchezza o la povertà di un Paese. Della Danone, come di altri grandi nomi del business mondiale, si possono leggere il ‘Codice etico’ nonché il ‘Modello organizzativo che disciplina la responsabilità amministrativa in linea con i valori di correttezza e lealtà nella conduzione del business’. Sono regole che, una volta trasgredite, creano solo miseria e degrado. L’attuale certezza è che la nostra Europa non è certo unita come si vuol far credere. La ‘polizza assicurativa’ dei più deboli (politicamente e sindacalmente) non tutela più nessuno. Le multinazionali, molto più preparate e agguerrite, daranno sempre più scacco a quei paesi che concentrano le loro forze e le loro risorse per futili battaglie interne per accaparrarsi un mero potere. Bruno Tanturli (Crema)
