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La gentilezza sul bus abitudine in disuso

Gigi Romani

Email:

lromani@laprovinciadicremona.it

05 Giugno 2014 - 09:39

La gentilezza sul bus abitudine in disuso

«Alzati in piedi e lascia il posto!» risultava una sorta di imperativo categorico, innescava un automatismo naturale, quando, trent’anni fa, sugli autobus, s’ incrociava una persona anziana, anche se non presentava evidenti problemi di deambulazione; era un atto dovuto e basta, dettato dal buon senso civico, che apparteneva a quella vasta gamma di comportamenti virtuosi e convenienti, inculcati dalla famiglia, sin dalla più tenera età; non si badava al peso dello zaino spesso ‘degriffato’ o al restante tragitto da percorrere. Ci si alzava senza fare tante storie, indipendentemente dal trovarsi di fronte a pensionati indisponenti e pretenziosi; cedere il posto rientrava nelle azioni consuetudinarie, costituiva una garbata abitudine suggerita dal sano rispetto generazionale nonché da un pizzico di sensato timore reverenziale.

Oggi, ragazzini, forse incolpevolmente maleducati, si aggirano sugli autobus con fare da bulli, in preda a un esaltato delirio di onnipotenza; imbrattano la tappezzeria, fanno risuonare i telefonini come radio, spingono, strattonano, esibiscono un linguaggio frequentemente osceno, talora scatologico nonché blasfemo a fruizione collettiva; si stendono placidamente e scompostamente sui sedili, si stravaccano con assoluta nonchalance, con ostentato menefreghismo, ingombrano ogni angolo con zaini e pacchi. Soprattutto non cedono il loro ‘scranno’, su cui tronfiamente spadroneggiano, a persone di età avanzata, o a donne in gravidanza. A volte usano un tono canzonatorio e denigratorio, così da guadagnarsi un’indecente visibilità e la vile deferenza dello squallido gruppo di riferimento, nei confronti di persone che palesano difficoltà motorie. Alcuni arrivano ad occupare il posto riservato ai disabili e, se ci azzarda a qualche ‘diplomatico’ rimprovero o più severamente a stigmatizzare alcuni atteggiamenti, sono abilissimi a zittirti o più correttamente a mandarti a quel paese (per usare un gentile eufemismo). Comunque a scuola, a fronte dell’inesorabile susseguirsi di episodi incresciosi in tal senso, un’ulteriore riflessione congiunta che investa famiglie, insegnanti-educatori e giovani studenti potrebbe risultare, ancora una volta, una pragmatica ma necessaria ed utile lezione di educazione civica.

Claudio Riccadonna

(Cremona)

Qello del bullismo è effettivamente un fenomeno in crescita, anche se va precisato che la maggior parte dei nostri ragazzi hanno comportamenti per bene. Educazione e repressione devono procedere di pari passo.

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