L'ANALISI
06 Maggio 2014 - 12:35
Le cronache dei giornali hanno documentato quanto la Rai l’altra sera ha colpevolmente taciuto. Una finale di Coppa Italia in mano agli ultras.
Oggi il solito tentativo di ridimensionamento: l’ultra romanista (quello che fece interrompere e rinviare un derby romano per una notizia assolutamente falsa) che spara. Dall’altra lo pseudo ‘tifoso’ partenopeo che indossa una maglietta che inneggia ad un assassino, che dà il placet lui!) all’inizio della gara e che per tutto questo resterà a piede libero. L’altro è in ospedale ferito. Altri tifosi (partenopei ) parimenti feriti: uno grave.
E poi? I soliti inviti, le solite articolesse, le solite indignazioni, le solite richieste di cambiamento. Bla, bla, bla.
Quello che è certo è che a Roma i tifosi sono arrivati con bombe carta e con tutto l’armamentario del caso. Controlli? Chi deve controllare?
Quello che è certo è che i tifosi hanno fischiato l’inno nazionale. E altrettanto certo è che il Presidente del Senato e il Presidente del Consiglio non hanno sentito il dovere a quel punto di alzarsi e andarsene per protesta. Dopo aver accettato supinamente che una gara iniziasse previo assenso di un capo ultra. Figlio di un associato alla camorra, dicono le cronache. Quello che è certo è che il presidente della Federazione non sente l’urgenza e il dovere di dimettersi. Come atto di responsabilità. La sua gestione è un fallimento. (...)
Ma sarebbe ipocrita fermarsi alla violenza attorno al calcio e far finta di non vedere che l’intero Paese è ormai piegato all’illegalità. In ogni settore della vita. Evito di parlare di politica: non basterebbe una enciclopedia. Ma la legalità in questo Paese è scomparsa. Abolita, cancellata.
Possiamo fare qualcosa noi?
Beppe Ravara
(Cremona)
I fatti di sabato sera accaduti fuori e dentro lo stadio Olimpico hanno dell’incredibile ma a questa situazione dobbiamo ribellarci. Cosa fare? La prima cosa è una banalità, perdonatemela: bisogna far rispettare le leggi esistenti e non invocarne altre. In queste ore il ministro dell’Interno ha parlato di un Daspo a vita: si può discutere di tutto ma l’ultrà romanista che avrebbe sparato al tifoso napoletano era fuori dallo stadio e con il Daspo c’entra poco. Semmai mi chiederei perchè uno dei capi della tifoseria napoletana è Genny detto ‘a carogna, un tipo con la maglietta con la scritta che inneggia alla libertà per Speziale, l’uomo che ha ucciso il commissario di polizia Raciti in occasione di un derby tra Catania e Palermo. Detto che lo Stato non deve trattare con gli ultrà (questa è una seconda banalità), resto convinto che per stroncare la violenza attorno al calcio (e non solo dentro gli stadi) le società debbano avere un ruolo decisivo che troppo spesso hanno disatteso. Solo così, credo, riusciremo nell’impresa di riportare i tifosi veri e le famiglie allo stadio.
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