Dal quotidiano di sabato 15 ho letto l’articolo del sindaco di Pessina sulla sospensione della caccia alle nutrie, non per colpa sua, ma sulla richiesta degli animalisti al Tar di Brescia, quando lui aveva ordinato a 12 cacciatori di Pessina per l’abbattimento. Le leggi sono tante, giuste e sbagliate, ma credo che un sindaco di un paese abbia possibilità di decidere se è bene o se è male, che differenza c’è di uccidere una nutria o un topo? Qual è che fa più danni? Perché uno è protetto e l’altro no? La settimana scorsa andando a Cremona in macchina ho contato 9 nutrie uccise sull’asfalto, e pensare che qualche mese fa un’auto per scansare una nutria ha invaso la corsia opposta, schiantandosi con un altro mezzo, rimanendo uccise due persone e una grave. In questo caso cosa costa di più l’uccisione di due persone o la salvezza della nutria? Caro sindaco stia certo che quei cacciatori di Pessina quando capitano loro a tiro una nutria di certo non se la fanno scappare. Cari animalisti cambiate strada, perché salvare le nutrie e uccidere lepri, fagiani, caprioli e tanti animali, sarei curioso di vedere nel piatto di questa gente cosa mangiano. Antonio Pagliari (Isola Dovarese)
La mia posizione sull’urgenza di intervenire contro il flagello nutrie è nota. Alcuni sindaci in scadenza si sono tirati indietro bloccando le loro ordinanze favorevoli agli abbattimenti in seguito ai ricorsi animalisti o per non pregiudicare decisioni delle prossime amministrazioni. Ma l’emergenza resta e non si ferma certo perché ci sono le urne elettorali pronte.