E' sempre emozionante assistere in diretta alla fumata bianca che annuncia la nomina di un nuovo Papa. Poco prima dell’Habemus Papam, al TG.3, Massimo Cacciari auspicava l’elezione di un europeo che prendesse il nome di Francesco; Vito Mancuso, al contrario, sperava in un Papa che venisse «dalla fine del mondo», speranza che condividevo così comemi allettava l’idea che per la prima volta si potesse scegliere il nome del Santo di Assisi. Incrociavo le dita affinché non fosse eletto Angelo Scola perché, anche se un credente deve accettare il volere dello Spirito Santo, l’avrei vissuto come un Papa di pochi—nello specifico dei ciellini—e non come il Papa di tutti i credenti. La prima impressione che mi ha fatto il nuovo Pontefice è stata più che positiva. Si è affacciato alla loggia senza mantelline preziose, umile nella sua veste bianca ed anche la sua biografia ci descrive un uomo semplice, vicino alla gente. È un gesuita come lo fu il compianto Carlo Maria Martini che—pare—già nel 2005 fu un grande sostenitore dell’allora cardinal Bergoglio... (La Chiesa)Ha dato una grande lezione di unità al Governo italiano che invece, con le sue fumate nere, continua a non voler trovare una guida per questa povera Italia. Il Paese è tuttora vacante: Bersani con costanza tenta un accordo con i grillini che gli sbattono in faccia i loro «non possumus» e, mentre Berlusconi continua la sua battaglia contro i giudici, Renzi, come un avvoltoio, è in attesa che il ‘suo’ segretario crolli per divorarne i resti. Di qua dal Tevere non si riesce a pensare veramente al bene comune ma contano solo i particolarismi; mi auguro che i neoparlamentari, da subito, prendano lezione dal Conclave. Rosa Maria Marchesi (Cremona)