L'ANALISI
06 Settembre 2024 - 19:12
FOGGIA - Personale sanitario del policlinico riuniti di Foggia aggredito con calci e pugni dai parenti di una ragazza di 23 anni di Cerignola morta ieri sera durante un intervento chirurgico. L’aggressione - stando a quanto si è appreso - avrebbe coinvolto il reparto di chirurgia toracica del policlinico di Foggia, dove chirurghi, anestesisti e personale sanitario sono stati vittime di un pestaggio da parte dei familiari della giovane dopo aver comunicato loro la notizia del decesso. Una cinquantina le persone che sarebbero riuscite ad entrare nel reparto ed una ventina, stando ad indiscrezioni, quelle che sarebbero entrate in contatto con il personale sanitario. Un chirurgo è stato colpito con diversi pugni in viso, riportando ferite e contusioni, mentre una dottoressa ha riportato la frattura di una mano. Altro personale è riuscito a barricarsi in una stanza e ad allertare le forze dell’ordine. Sul posto è giunta la polizia che, non senza difficoltà, ha riportato la calma, permettendo così ai sanitari colpiti di farsi medicare. La polizia sta facendo tutte le indagini del caso per identificare gli autori della violenta aggressione (non la prima ai danni del personale sanitario del policlinico di Foggia ). La ragazza, stando a quanto si è appreso, era rimasta coinvolta in un incidente stradale nelle scorse settimane e ieri doveva essere sottoposta all’intervento chirurgico.
«C'è una indagine della magistratura. Quindi bisogna mantenere il riserbo necessario. Ovviamente esprimo vicinanza alla famiglia per il decesso di una ventenne che è una cosa che dispiace tantissimo». Lo ha detto il direttore generale del policlinico Riuniti di Foggia Giuseppe Pasqualone in prefettura a Foggia dove ha partecipato al vertice con il sottosegretario alla salute Marcello Gemmato convocato dopo la violenta aggressione subita dal personale sanitario. «Siamo vicini anche ai sanitari che sono stati aggrediti. Non si giustificano questi episodi di cui sono vittime ormai da diverso tempo in tutta Italia. È un fenomeno che va non solo stigmatizzato in maniera assoluta ma in qualche modo anche risolto» (ANSA).
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