Cerca

Eventi

Tutti gli appuntamenti

Eventi

Suicidio assistito per una donna italiana in Svizzera

Agenzia Ansa news

Email:

redazioneweb@laprovinciacr.it

09 Febbraio 2023 - 08:44

Suicidio assistito per una donna italiana in Svizzera

Le due attiviste

 ROMA - "Non sono autonoma in nulla, tranne che nel pensiero". Sono le parole di Paola R. la donna di 89 anni, malata di Parkinson in forma gravissima, deceduta in una clinica Svizzera, dove ha potuto ottenere il suicidio assistito. Ad accompagnarla, con un'azione di disobbedienza civile, sono state Felicetta Maltese e Virginia Fiume, due attiviste della campagna Eutanasia Legale, lanciata dall'Associazione Luca Coscioni, che rischiano ora da 5 a 12 anni di carcere.

Paola ha ottenuto in Svizzera ciò a cui avrebbe voluto poter accedere nella sua casa a Bologna: l'aiuto medico a terminare una sofferenza divenuta insopportabile a causa di una malattia irreversibile. "La decisione - spiegava Paola in una lettera - è maturata nel tempo. Dal 2012 un inizio di malessere, diagnosticato nel 2015. Un graduale e lento decorso verso la totale immobilità. Ora sono vigile in un corpo diventato gabbia senza spazio né speranza. Anzi stringe, ora dopo ora, inesorabile la morsa. La diagnosi è un parkinsonismo irreversibile e feroce arrivata ad uno stadio che non mi consente più di vivere".

"Paola è stata costretta ad andare all'estero" a causa di "una discriminazione tra malati scaturita dalla decisione con cui la Corte costituzionale nel 2019 ha depenalizzato l'aiuto al suicidio solo per malati in determinate condizioni", spiega Filomena Gallo, avvocato e segretaria dell'Associazione Coscioni. Nel nostro Paese, infatti, è legale solo quando la persona che ne fa richiesta è affetta da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche o psicologiche intollerabili, pienamente capace di prendere decisioni ed è tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale, come nel caso di Federico Carboni, che lo scorso giugno ha potuto accedere al "suicidio assistito".

Paola, invece, non poteva accedere "all'aiuto al suicidio" in Italia perché non era in possesso di uno dei requisiti previsti dalla sentenza della Consulta 242/2019 relativa al caso Cappato-Antoniani, ovvero non era tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale.

Commenta scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su La Provincia

Caratteri rimanenti: 400