L'ANALISI
20 Dicembre 2022 - 20:06
MILANO - È lo sport-moda del momento, somiglia vagamente al tennis, tutti ci giocano o vogliono provare a giocarci e i campi stanno spuntando come funghi. Anche in Italia il padel, nato in Spagna, almeno da un paio di anni è diventato un business e, come su tutti gli affari redditizi, anche su questo la 'ndrangheta ha deciso di allungare le mani. A testimoniarlo c'è l’operazione della Direzione investigativa antimafia di Milano che ha portato agli arresti domiciliari un imprenditore, legato alla mafia calabrese, Marco Molluso, accusato di false fatture e autoriciclaggio. E al sequestro preventivo di otto campi del valore di circa 700mila euro realizzati in un centro sportivo comunale del capoluogo lombardo. Quei campi da padel sarebbero stati costruiti, secondo le indagini del pm della Dda Silvia Bonardi, coi soldi illeciti di un giro di false fatturazioni. Denaro così investito dall’imprenditore, nipote del presunto boss della 'ndrangheta Giosofatto Molluso della 'localè di Corsico (Milano), già condannato a seguito dello storico blitz 'Infinitò contro le cosche lombarde del 2010. «Dietro questo ca.. di padel c'è un business infinito eh», diceva intercettato, nell’aprile del 2021, Marco Molluso. Stando all’ordinanza del gip Anna Calabi, il 39enne, che agiva assieme ai figli del presunto boss, da «amministratore e rappresentante legale della Mc Immobiliare» avrebbe impiegato nel 2021 almeno "177.706» euro, «provenienti» da una frode fiscale da 1,5 milioni, finanziando la realizzazione degli otto campi "all’interno del Centro Sportivo Comunale Sant'Ambrogio» di Milano, «affidato dal Comune in concessione alla Palauno Asd». Ci sarebbe stato alla base un finto «contratto di prestazione d’opera fra quest’ultima e la Mc Immobiliare, tale da dare giustificazione documentale alla effettuazione» dei lavori per i campi. E l’investimento, secondo l’accusa, «era finalizzato a garantire al Molluso significativi introiti legati all’utilizzo" di quei campi da parte dei clienti. Campi, tra l’altro, "edificati abusivamente e senza alcuna preventiva autorizzazione da parte dei competenti uffici». Molte le 'ombrè negli atti dell’inchiesta sulla gestione di quel centro comunale, tanto che il gip fa notare che «ancora prima dell’apparire del Molluso» e «dell’irregolare inserimento delle sue società» nell’affare, la Asd Palauno «aveva violato i termini della concessione che quindi, a ben diritto» poteva «e può essere revocata». Tra l’altro, sempre secondo gli atti, Molluso si sarebbe mosso «in società con Paolo Gatti», ritenuto "dominus del concessionario Asd Palauno» «e della Lombardia Uno», società dilettantistica. Gatti che nell’ordinanza viene definito «noto personaggio del sport milanese», perché gestisce, si legge, «in concessione diversi Centri Sportivi del Comune di Milano» e opera «anche quale scuola calcio dell’Ac Milan». Nell’ordinanza, tra l’altro, viene riportata una telefonata nella quale Gatti, dopo che l’8 marzo scorso i campi erano stati già sequestrati per violazioni edilizie (non il sequestro del gip di oggi), a seguito di una verifica della Polizia locale, riferiva «l'accaduto» all’assessore allo Sport del Comune Martina Riva. Negli atti, infine, si mette in luce che nell’affare sul padel Giosofatto Molluso era «un saldo punto di riferimento» per il nipote perché «stabilmente presente sul cantiere». (ANSA)
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