L'ANALISI
14 Giugno 2022 - 10:52
CATANIA - Martina Patti, 23 anni, ha confessato a carabinieri e procura di avere ucciso la figlia Elena di 5 anni. Ma nell’interrogatorio, ancora in corso, non ha saputo spiegare come e perché avrebbe commesso il delitto. Il rapimento era una messa in scena per coprire l’omicidio. Il ritrovamento del corpo è stato possibile grazie alle «pressioni esercitate durante gli interrogatori» dagli investigatori. La donna avrebbe detto di avere agito senza capire quello che stava facendo. Non è riuscita a fornire una dinamica completa del delitto né del movente. La Procura sta predisponendo il suo fermo per omicidio pluriaggravato e occultamento di cadavere.
E' stata la madre 23enne a fare trovare il corpo di Elena, la figlia di 5 anni di cui aveva denunciato ieri il sequestro da parte di uomini armati. I militari del comando provinciale di Catania hanno transennato un fondo agricolo distante alcune centinaia di metri dalla casa in cui abita la mamma di Elena. La zona è sorvolata da un elicottero e viene battuta da militari dell’Arma, come se fossero alla ricerca di qualcosa.
Sul sequestro di Elena, le indagini dei carabinieri e della Procura di Catania hanno puntato sia sul rapimento che sulla denuncia della madre che è apparsa «poco credibile» nella ricostruzione fornita. Alcune 'anomalie' sono emerse subito agli investigatori. La dinamica del sequestro nel racconto della donna: tre uomini incappucciati e uno armato di pistola. Nessun testimone, oltre lei, dell’episodio. Non chiama subito aiuto sul posto, telefonando al 112, ma prima va a casa e poi con i familiari dai carabinieri a presentare la denuncia. Anomalie che hanno portato carabinieri e Procura a pressioni sulla donna che ha rivelato dove trovare il corpo della figlia. La mamma di Elena sta per essere nuovamente interrogata dalla Procura sulla vicenda.
«Avevamo creduto alla storia degli uomini incappucciati: non avevamo ragione di non credere. Elena era una bimba meravigliosa». Così Rosaria Testa nonna paterna della bambina, nel luogo del ritrovamento del corpo della nipotina di cinque anni. "Quando hanno litigato non voleva andare via da casa - ricorda la nonna distrutta dal dolore - un giorno la mamma le stava dando botte e gliela abbiamo dovuta togliere dalle mani. Quella mattina l’ho accompagnata a scuola e le ho detto 'nessuno ti vuole bene più di me'. Lei mi ha guardata e mi ha fatto capire che aveva capito quello che avevo detto. La madre aveva un atteggiamento autoritario e aristocratico. Decideva lei quando portarci la bambina». (ANSA)
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